mercoledì 20 novembre 2013

Mozione Cancellieri , un passo avanti




Finalmente, l'aspettavamo. La mozione di sfiducia del M5S contro il ministro Cancellieri rappresenta un bel passo in avanti, per il movimento e per l'italia. Puo' un ministro della giustizia "adoperarsi" per il destino di un singolo amico, detenuto ? La risposta, in un qualsiasi paese civile, sarebbe d'obbligo. Qui, no.
Il "Caso Cancellieri" (cosi lo raccontano i media) torna utilissimo per tracciare una linea di demarcazione netta, ineludibile, tra il normale e l'insopportabile. Troppe volte in questi mesi il M5S, in primis per colpa del suo fondatore, aveva veicolato un messaggio troppo autoreferereziale, attento alle dinamiche interne, piuttosto che allo sfacelo, economico e morale, in atto.

Questo passo, insieme alla concreta proposta per il reddito minimo garantito, proiettano il movimento in una nuova fase "costruttiva", in cui tanti cittadini avevano sperato. L'esito della votazione di oggi, assai incerto, non minimizza la portata dell'evento: la difesa a spada tratta del Guardasigilli da parte della nomenclatura tutta, a partire dal Capo dello Stato, rappresenta un messaggio chiaro indirizzato anche agli elettori meno attenti; la netta divisione tra il M5S da una parte, ed i partiti dall'altra, avvolti da una casta sempre piu' impenetrabile e sorda a qualsiasi richiamo, etico, politico, od economico che sia.

Svelata anche l'indole trasformista di Vendola (su cui qualcuno aveva avvisato), l'intero onere di un possibile cambiamento ricade sui grillini; e forse dobbiamo persino essere grati al ministro.
Vuoi vedere che qualche milione di elettori adesso se ne accorgerà?

giovedì 17 ottobre 2013

In morte di fratello immigrato

 
Non starò qui a celebrare le veglie funebri delle vittime dei barconi; non mi interessa. Vorrei invece dissertare su cosa è giusto e cosa non lo è (posto che qualcuno ancora se ne interessi..).
Le società occidentali si stanno polarizzando molto velocemente, creando molti nuovi ricchi, e milioni di nuovi poveri. L'uomo della strada avverte una strana sensazione di disagio, insicurezza, ed un senso del futuro incombente ostile come forse mai dal Dopoguerra. Percepisce sommariamente che qualcuno lo sta fregando, ma la moltiplicazione dei falsi indizi, ed il bombardamento di notizie contenenti il nulla assoluto lo distolgono, lo fiaccano, riducendolo sempre più a mero consumatore inconsapevole.
La classe politica, svuotata di potere, è sempre più vassalla di multinazionali, finanziare e non, che riescono a sottrarsi legalmente alle imposte, ed ad esercitare un controllo che viola le leggi della concorrenza e del liberismo, alle quali invece ricorrono per padroneggiare il mondo del lavoro. Posto che per attuare queste dinamiche si sta ricorrendo ad un "sistema truffa", quali sarebbero i limiti di una sana competizione?
In altre parole, anche se esistesse la sola meritocrazia, sarebbe accettabile che un solo uomo, o poche decine, fossero "proprietari del mondo", anche avendolo meritato per intelligenza, laboriosità, spirito di sacrificio?
Chiaro che la sola ipotesi confligga con quella che ognuno possa ritenere essere la condizione di dignitaà umana. L'idea stessa ci ripugna, ci indigna, ci fa nascere un moto spontaneo contro quella che subito si illumina come ingiustizia palese, evidente, inaccettabile. Lo stesso sentimento che proviamo verso chi ci vuole privare dei diritti sociali, della possibilità di lavorare in condizioni sostenibili, contro chi si approfitta di una posizione di superiorità per imporci regole vessatorie e opprimenti. Bene.
Questo sentimento può avere dignità di esistenza solo se applicato universalmente, e non piegato alle logiche dei nostri bisogni e problemi contingenti. Abbiamo goduto per decenni di condizioni economiche invidiabili, delegando quello che succedeva nel resto del mondo a episodio lontano. Abbiamo lasciato paesi nel baratro della fame, della violenza, delle sofferenze più atroci.
Dove era il nostro senso di giustizia allora? Dove è adesso? Se noi cittadini dell'occidente lo avessimo coltivato, diffuso, imposto, ora sarebbe molto più difficile strapparci, poco a poco, i nostri diritti, le nostre conquiste di uguaglianza. E, nonostante la crisi, questa è l'unica via maestra che può portare ad un cambiamento in senso positivo. Come pensiamo di fermare i ladri, quando noi stessi abbiamo saccheggiato il pianeta col nostro stile di vita per primi? Con quale coraggio protestiamo contro la troika, quando lasciamo che gente muoia miseramente per cercare di raggiungerci accontentadosi dei nostri avanzi, dei lavori che non vogliamo, di vite ai margini che non possiamo neppure immaginare?
Se non sapremo comprendere questo, non potremo cambiare i processi in atto. Siamo tutti cittadini del mondo, e siamo tutti sullo stesso barcone...

lunedì 9 settembre 2013

Il M5S lontano dalla retta via



 
 
"Chi ha più giudizio, lo adoperi", recita un antico adagio. Questo significa che Grillo è doppiamente colpevole...
Il mancato sostegno alla candidatura di Prodi al Quirinale del M5S fu un tragico errore, figlio di quell'atteggiamento di "guerra preventiva" alla casta attuata con cieco furore, senza lungimiranza ed in completa assenza di un piano strategico di medio-lungo periodo.
Si è continuato a pensare, e ad agire, come se veramente si potesse arrivare al 51% dei consensi, perpretando una condotta del tutto autoreferenziale e sorda ad ogni voce, non solo del campo avverso, ma anche di quello amico. Nella fattispecie si è ignorata aprioristicamente qualsiasi ipotesi di alleanza anche di breve termine, divulgando un messaggio di totale chiusura a qualsiasi eventualità di un governo diverso, con un risultato catastrofico: il rafforzamento della convinzione dell'elettore medio dell'inutilità del voto ad un movimento di sola opposizione. Grillo si sta macchiando del più grave dei peccati per un politico: la distanza dal pensiero della gente e delle sensazioni diffuse nel mondo reale.
Sostenere "mai con nessun partito", o dire "per una qualsiasi alleanza bisogna preventivamente abolire il finanziamento pubblico, il porcellum, e sanare il conflitto di interessi", portano allo stesso nulla di fatto, ma indirizzano un messaggio ben preciso all'elettorato, su chi vuole fare cosa e perché. Non è al "popolo di Internet" in primis che ci si deve rapportare, ma a tutti gli altri. Ci sono milioni di italiani che ancora votano in buona fede Pd e Pdl, perché nessun messaggio riesce a "bucare" il muro dei racconti manipolatori della tv.
Come si pensa di raggiungerli, continuando a parlare ed occuparsi in continuazione delle voci di dissenso interne? Manna dal cielo per i media di regime, che possono trasmettere ed amplificare il messaggio di un movimento settario, che non ha nulla di propositivo. E dov'è l'impegno per far conoscere il lavoro dei parlamentari in questi mesi? Chi sa delle iniziative per la divisione tra banche di affari e commerciali, o per fermare il condono ai padroni del gioco d'azzardo? Argomenti essenziali per gli interessi dei cittadini e del paese tutto, ma avulsi dalle conversazioni dell'uomo della strada.
Grillo sbaglia grossolanamente se pensa che essere migliori dei partiti sia, di per sé, condizione sufficiente per considerare onorevole la propria battaglia; non lo è. Si è assunto una grande responsabilità in questo paese, quella di rappresentarne la parte migliore, tutelandone gli interessi e le giuste aspirazioni. Per quanto la lotta politica sia "sangue e merda", bisogna immergervisi, superando il timore che la lordura ci inquini e ci sovrasti.   E' tempo per smettere di sprecare le energie alla ricerca di una presunta sovranità all'interno del movimento; non è battaglia prioritaria.
Mentre Letta guida "l'assalto alla diligenza", varando condoni preventivi per i danni erariali dei pubblici amministratori, è vitale cambiare i registri comunicativi, proponendo sempre contropartite necessarie al paese (e quindi inaccettabili per la partitocrazia) a fronte di ipotesi di alleanza di qualsiasi natura. Finito il tempo dei "mai e poi mai", de "chi sbaglia e' fuori"; cominciamo a riprenderci questo paese, per davvero. Pensaci Beppe, pensaci....
 

lunedì 5 agosto 2013

Una sentenza solida in una societa' liquida

Tra processi, condanne in primo grado, e racconti da Decamerone , la reputazione del Cavaliere era gia' andata a farsi benedire; perche' tanto parapiglia allora...?
 
 
Nonostante il caldo agghiacciante, e la naturale propensione degli italiani a strafottersene della vita politica del paese, la condanna di Berlusconi non è passata inosservata. E questo anche perché il tapino, ormai in debito di ossigeno, ha commesso il più grave degli errori: ne ha parlato.
Troppo bruciante deve essere stato il colpo, troppo forte l'impatto di qualcosa di irrevocabile nella sua vita pubblica, per riuscire ad affrontarlo con il giusto distacco; non ce l'ha fatta.
Ha ceduto alla tentazione di urlare la sua innocenza (a cui neppure i più sprovveduti credono), e di rassicurare tutti sull'appoggio al governo, ultima arma di ricatto per spuntare qualcosa. Ma indulti, condoni, e indulgenze plenarie di ogni sorta potranno solo attenuare, circoscrive, limitare, ma mai cancellare; il danno, è compiuto.
Perché una condanna definitiva della cassazione, se pur circoscritta ad un piccolo lasso di tempo rispetto allo svolgersi dell'azione criminale, "ferisce" la litania della persecuzione giudiziaria, dell'accanimento, di un fantomatico complotto comunista bandito ai suoi danni, come capostipite di un ipotetico diritto alla libertà (anche di delinquere...).
Nel calderone della vita politica, scientemente disegnato per evitare con cura ogni traccia di chiarezza nei programmi, nelle intenzioni, e sopratutto nei comportamenti, le nebbie si diradano, le prospettive si fanno più cupe: "se hanno condannato lui, nessuno più è al sicuro", penserà più di qualcuno dei nostri scaltri parlamentari. Una vera iattura
Perché se la forza delle televisioni ha avuto la capacità di illudere, fomentare, o circoscrivere ed omettere (secondo i bisogni e le necessità), quel che rimane del nostro diritto ha ancora il potere di condannare perfino l'"incodannabile".
E poco importa che le reali conseguenze siano, nei fatti, assai limitate: è il segnale che conta. Nella nostra società liquida, il Caimano sguazzava felice, interprete della modernità intesa nel più torbido dei suoi aspetti: la mancanza di riferimenti, di valori, di verità assodate.
Ha potuto plasmarla a suo piacimento, negare l'evidenza, raccontare l'improbabile, l'impossibile, e financo l'assurdo. Ma, che gli piaccia o meno, la parola incensurato non la potrà più usare...

mercoledì 12 giugno 2013

Il M5S sulle montagne russe, ma questo non e' il Luna Park...

Caro Beppe, hai chiesto se sei tu il problema del movimento; eccoti servita la risposta...

Ho ascoltato con un certo fastidio le critiche a Grillo, per le scelte fatte nell'elezione del Capo dello Stato. Non che non siano stati fatti errori, strategici e di comunicazione, ma mi sembrava oltremodo indecoroso attaccare chi si era prodigato per imporre il movimento a essere cosi decisivo nella vita politica di questo paese. Mi pareva quasi come quel giocatore bravissimo, al quale i tifosi, al primo errore sotto porta, voltassero le spalle senza pensarci due volte. 
Nessuno poteva prevedere quali potevano essere le conseguenze dell'appoggio ad oltranza al candidato Rodotà; e se il Pd, in un impeto di decenza, lo avesse appoggiato? Non sarebbe stata una rivoluzione, questa volta vera, per questo paese? La questione non è, come raccontano, i presunti passi falsi o i miracoli elettorali di Grillo, ma il percorso che, necessariamente, deve portare a meccanismi di scelte condivise e trasparenti all'interno del movimento. Il peso, enorme, di tutte le scelte strategiche, di tutte le prese di posizione necessarie a stretto giro di avvenimenti, metterebbero chiunque in difficolta', offuscandone i ragionamenti e le capacita' analitiche. È quello che sta succedendo. 
Sostenere Gabanelli for president, e dire che non è una giornalista libera, nell'arco di due settimane, non è solo incoerente; è un suicidio politico. Stesse dinamiche, più o meno negli stessi tempi, per Rodotà. E pure la questione tv non tv ha subito gli umori mutevolissimi del "capo", e quelli ancor più mutevoli degli elettori. Così, non si può andare avanti.
E non perché non si possano commettere errori, ma perché la responsabilità degli stessi deve essere condivisa. C'è gia un movimento in cui decide tutto il fondatore, e si chiama Forza Italia. Forte alle politiche nazionali, nullo sul territorio, guarda caso lo stesso destino del M5S. E mentre le dichiarazioni di Beppe viaggiano sulle montagne russe, il "governo" Letta guarda, da una rilassata e distaccata posizione di pseudocomando, l'Italia affondare. Il melodramma, tanto amato dai "telemorenti" sulla crisi e la povertà, da farsa si sta trasformando in tragedia reale. Stiamo diventando un paese triste, sospettoso, rancoroso.
In mezzo a questo putiferio, le conflittualità dell'unico movimento reale espressione del desiderio comune di cambiamento, ne bloccano e circoscrivono l'azione. Grillo ha chiesto un referendum su di sé, ma non è questa la maniera di affrontare la questione. Meccanismi trasparenti che garantiscano la partecipazione degli iscritti alle decisioni politiche sono improcrastinabili; chiunque abbia un po di lucidità lo può vedere. E pare senz'altro necessaria la presenza del fondatore, che aiuti il neonato movimento a camminare sulle sue gambe, senza avere la pretesa di direzionarne ogni passo.
La questione non è se Grillo sia necessario o meno, ma in quale ruolo sia piu utile al movimento: quello del padre padrone, o quello del padre nobile, fuori dalla mischia, le cui parole, pronunciate di rado, abbiano tutto il peso e l'autorevolezza di cui può essere portatore. Il problema, più che politico, pare psicologico. L'incapacità di "lasciar andare" la creatura, è esclusiva responsabilita' del creatore, chiamato allo sforzo di saper riconoscere tra interessi collettivi e personali, magari subconsci. E poco importa se errori verrano commessi, e se i simpatizzanti voteranno in maniera imprevedibile: sono i rischi della democrazia. È necessario che Grillo riponga nella capacita di giudizio della base, la stessa fiducia che gli è stata concessa.
Possiamo "crescere", con uno sforzo comune, o lasciare il paese in balia di se stesso, con il giovane ed il vecchio Letta a garantire interessi di casta bipartizan e null'altro. Fai un referendum con te stesso su questo Beppe; cosa è meglio?
 

lunedì 20 maggio 2013

Sogno di una notte di mezza estate


Domenica sera, una cena elettorale come tante. Qualcuno pensa che siano diventate un evento raro di questi tempi: sbaglia. Sono solo meno vistose, pubblicizzate, e di basso profilo; si vuole normalizzare quello che normale non è. Per primi arrivano il candidato, ed il suo portaborse. Parlano in maniera fitta, non si guardano neppure attorno. La moglie, deputata, saluta distrattamente; veste in maniera casual, ma firmata. Seguono un paio di anziani in divisa da persone serie (giacca, cravatta etc) con signore; assomigliano uno a Pomicino, l'altro a Pezzotta: par condicio.
Sono, in assoluto, i primi ad arrivare; capirò poi perché. C'è poi il "finanziatore", imprenditore locale che si assicura che tutto sia pronto. Entrano nella sala assorti nei loro pensieri, scelgono dapprima un tavolo più appartatato, poi si alzano e ne scelgono uno nella sala principale; "piu vicino al popolo", dirà un commensale sorridendo. Resto serio. Una buona mezzora più tardi, arrivano i cittadini ospiti; una ventina di persone in tutto: un flop. L'imprenditore si preoccupa di mettere due tavolate vicine per far sembrare la sala piena; gli preme, spostano i tavoli. Dopo qualche cenno di saluto, comincia la cena. Il tavolo del candidato snobba il piatto di antipasti di pesce crudo; forse non si fidano. Divorano invece i cotti, crostacei, molluschi, di cui resta poca traccia. Gli altri tavoli mangiano tutto; non conoscono il menù, hanno paura che la cena finisca lasciandogli la pancia vuota. Un gruppetto di indiani (ma voteranno?) chiede preoccupato se può avere una birra: sarà compresa?
Entra un gruppetto di 3 persone, trafelate, stanche. Hanno in mano le locandine elettorali, sono quelli dell'entourage che fanno il "porta a porta": gli sorrido, mi fanno tenerezza. Si siedono ad un tavolo a parte, cercando di recuperare il tempo perduto. Finiti gli antipasti, si alza la deputata. Chiede lumi sul continuo della cena; ne devono andare a fare un altra; ora capisco l'orario monacale di questa. Chiede di servire un solo primo piatto, e subito dopo il dolce; appena finito il marito potrà fare il suo discorso e correre nell'altro ristorante; chissa quanta fame avranno gli ospiti. La assecondano, ma tradisce i patti; non me ne stupisco. Finito il primo, nel momento in cui cominciano a servire il dessert, il candidato si alza e prende la parola. I camerieri continuano a portare, e comincia una scena surreale. Nel mezzo del discorso elettorale, gli ospiti vedono la loro mousse sciogliersi, la panna affievolirsi; qualcuno tenta una mezza cucchiaiata, ma il disagio è troppo: bisogna desistere, aspettare. Passano dieci minuti, un'eternità. E alla fine del discorso scoppia un applauso scrosciante, liberatorio, finalmente sincero: si può mangiare.
Qualcuno chiede un caffè, non è compreso, glielo negano. Finalmente. È finita. I commensali si alzano in fila indiana, il candidato saluta tutti guardandoli, per un attimo, negli occhi. È un vecchio trucco da prestigiatore, serve a dare importanza ad ogni sguardo, chissa quanto sia utile. L'imprenditore ringrazia, spende ultime parole di convincimento, paga, pare soddisfatto; pure questa è andata. L'ho intitolato sogno di una notte di mezza estate; a me, è parso un incubo.

10\06\2013
Un aggiornamento..contro ogni previsione c'e' l'ha fatta, e' stato eletto, sindaco di...

martedì 7 maggio 2013

La diaria dei 5 stelle: tra populismo e moralità


Come ampiamente previsto, le tentazioni del palazzo si susseguono ininterrotte; quali sono i giusti limiti ai benefici del ruolo da parlamentare, e quali le vere priorità da perseguire?

In alcuni tratti, spiace sottolinearlo, Grillo è populista. Si richiama cioè al coro di strada dell' '"uomo comune", lasciandosene attrarre, sedurre, e forse anche sopraffarre. Uno di questi riguarda gli emolumenti percepiti dai parlamentari, oggetto in questi giorni di accesi dibattiti e persino di scontri all'interno del movimento.
La mia impressione è che, a riguardo ci sia dell'ipocrisia di fondo, mista ad una mancanza di pragmatismo che limita e riduce l'azione e la forza del movimento. Quali sono i reali danni all'erario provocati dai pur sontuosi stipendi degli "onorevoli"? Irrilevanti.
E quali sono, invece, le conseguenze della mancata attribuzione di responsabilita degli stessi, scelti dalle segreterie, e protetti, nei fatti, dai racconti dei media e dall'azione della magistratura? Incalcolabili.
Non che non vi sia la necessità, morale, anche simbolica, di porre un freno ai viaggi, agli ingressi omaggio, e a tutte le occasioni ludiche di sperpero e oltraggio del denaro pubblico, ma questo non può essere un nodo centrale. E bisogna pur considerare l'ingrato ruolo del parlamentare "vero", insignito di molteplici responsabilità, isolata dai colleghi della casta, inviso al personale, e oggetto di mille attenzioni da parte dei mille potentati che offrono, promettono, corrompono, ma anche giudicano, infangano, minacciano; deve essere, per chi decide di svolgere con spirito di servizio il proprio compito, un vero e proprio inferno.
Il mantra del cittadino informato che opera nelle istituzioni a tempo determinato, per essere realizzabile ha bisogno di considerare la difficoltà di entrare ed uscire dal mondo del lavoro, di assecondare comunque le gratificazioni personali, di "trasferirsi" dalla rete al mondo reale in modo fattibile e praticabile. E poco importa se la questione dei rimborsi e degli stipendi sarà usata, manipolata, asservita alle calunnie dei media di regime; lo sarebbe stata comunque.
Bisogna abbandonare ogni posizione in cui il populismo predomini, senza la paura di perdere i voti "occasionali" che questo porta: la ricerca del consenso non è stata, e non può diventare, la stella polare del M5S. Bisogna invece fidarsi dell'intelligenza e della lungimiranza di quei trentamila simpatizzanti che con un click esprimono on-line una posizione sulle questioni; come in "300" Leonida aveva più guerrieri tra le sue scarse fila alle Termopili che l'intero esercito di Atene fatto di gente comune, valgono di più, in termini di legittimazione, quelle poche migliaia di voti che partecipano alla vita del movimento, che milioni di consensi dati distrattamente.
Caro Beppe, accetta che uomini e donne comuni siano strumenti del movimento, pur con le loro limitazioni. A pretendere di avere Santi e martiri, si finisce come la Chiesa di Ratzinger...


venerdì 26 aprile 2013

Letta nuovo premier, con comando a distanza



Nella repubblica fondata sulle tv, un premier telecomandato comodamente da casa non poteva mancare... 
"L'Italia è un paese in coma che crede alle bugie della tv", diceva qualche tempo Tony Servillo. Pur non essendo il suo mestiere, mi pareva avesse indovinato la quintessenza dell'italiano medio, sprofondato nel divano alla domenica incurante del fatto che la partita trasemessa fosse palesemente truccata. Per i "desti", invece, vorrei spendere due parole sul nostro nuovo Premier, e le dinamiche che lo hanno portato a questo incarico.
Si voleva un inciucio fondato sulla concordia, e quale legame oltre la parentela poteva essere più adatto? Bisognava trasmettere un'immagine di rinnovamento, ed il giovane Letta può, a primissima vista, dare quest'impressione. E, cosa più importante, c'era la necessità di un mero "esecutore" di azioni prestabilite: varo delle manovre imposte dai mercati, salvacondotto giudiziaria per B., preservazione della casta nella sua interezza e, sopratutto, la salvaguardia dei meccanismi che hanno reso la giustizia inerme e l'informazione controllata.
Insomma, un viso giovane a tutela di dinamiche antiche, e sempre più difficili da mantenere. E poco importa se il giovane Letta sia un gaffeur di professione; ha ereditato il senso cerchiobottista dello zio, sapientemente schierato nella (presunta) altra parte politica. Agli annali le sue uscite sui voti (meglio a B. che a Grillo, asseriva) e sugli accordi sottobanco sulla legge elettorale. Recentemente ha dichiarato che il peso affidatogli è troppo pesante per le sue spalle; probabilmente, dice la verità. Ma non deve preoccuparsi: tra B., il vecchio Letta, e il sempreverde D'Alema, saprà sempre come muoversi: teleguidato. Resta solo da capire quale telecomando abbia il segnale più forte.



 
 



martedì 23 aprile 2013

E' tempo per il lavoro sporco. A chi affidarlo?



Alla fine di tutto il teatrino per l'elezione del Presidente, una sola cosa è certa: i conti non tornano, e a pagare non sarà chi dovrebbe...
 
Eccoci. Dopo i proclami, le promesse, e le strade lastricate di buone intenzioni, siamo al dunque: la formazione del nuovo governo. L'ampia maggioranza che ha sostenuto il governo Monti si riproporrà, presumibilmente per fare le stesse cose, e forse anche di peggiori. La sospirata ripresa, (falsa) panacea di tutti i mali è rimandata di anno in anno, e presto scatterà in automatico la prevista addizionale sull'iva.
Delle cause prime del nostro sconquasso, come il non funzionamento della giustizia e dell'informazione, si è persa ogni possibile soluzione, dopo il pronunciamento dei "saggi": niente intercettazioni e appellabilità dei processi solo con sentenza di condanna; niente stop ai finanziamenti pubblici ai partiti e all'editoria, amen.
Con la casta chiusa a "catenaccio" (nella migliore tradizione italiana) occorre qualcuno di presentabile per le prossime (impresentabili) mosse. Inutilizzabile Monti (già abusato), si pensa ad Amato; le credenziali sono quelle giuste: una pensione da oltre 31000 € mensili all'attivo e un prelievo sui conti correnti degli ignari italiani perpetrato già nel 1992. Ma qualcuno potrebbe insospettirsi, e allora giu una lista di nomi, tutti utili ed atti allo scopo: continuare la deupaperazione del portafogli degli italiani, indicandola come fatto inevitabile, ed anzi utile ad evitare guai peggiori.Un nome vale l'altro.
Dopo che tutti i partiti hanno dichiarato l'iniquita dell'ici sulla prima casa, andandola a pagare nei prossimi mesi, gli elettori Pd\Pdl subdoreranno di essere stati presi in giro? E quali misure potranno adottare, ora che il Quirinale è blindato, e che B. ha conquistato un'impunità ad oltranza? Questi due simpatici (...) vecchietti sono, restano, i guardiani inossidabili e insuperabili del sistema.
Da par mio, ormai vedo un'unica soluzione, di fantozziana fattura: una messa cantata. Contro.

domenica 21 aprile 2013

Napolitano eletto presidente. Ma di chi?


I giochi si sono chiusi, finalmente. Nel balletto della politica la priorita' era una soltanto: riuscire a mantenere lo status quo, preservando le ristrette oligarchie monopoliste, e ritardare per quanto possibile, qualsiasi cambiamento significativo. Per pagare e morire c'e' sempre tempo, recita l'adagio. Ci si poteva riuscire meglio abbandonando al suo destino B. (alla stregua di Craxi), o sopraelevandolo spavaldamente al di sopra della legge?
Si e' scelta la seconda soluzione, dopo finti accordi, tradimenti, e voltafaccia di ogni sorta.Tutti sanno che la rielezione di Napolitano passa per il promesso salvacondotto giudiziario di B., prossimo senatore a vita. Non e' il destino del singolo che ci preme, ma il principio d'impunita legalizzata che ormai e' pensiero dilagante delle (presunte) elite del paese.
Per sette lunghi anni (salute permettendo), saranno precluse le strade che portano alla giustizia sociale, all'uguaglianza, al merito. Ci sara' un ulteriore crollo della produttivita', e i migliaia di reati finanziari che ci hanno portato al disastro resteranno senza responsabili, tra una prescrizione e l'altra
Nessuno potra' aspettarsi altro, viste le conclusioni e le priorita' dei "saggi" del Presidente: usare le intercettazioni solo a reato gia' accertato, limitare l'appellabilita' dei processi alle sole condanne, mantenere finanziamenti pubblici a partiti ed editoria.
Una sola, piccola speranza: l'elettore del Pd, comincera' ad avere il dubbio che gli interessi di Berlusconi siano stati difesi dal suo voto? Capira' che D'Alema ha evitato l'elezione non solo di Rodota', ma persino di Prodi? Sospettera' che il vecchio ed il giovane Letta, stranamente (...), abbiano la stessa, identica, visione della gestione della res publica? Forse adesso, dinanzi all'evidenza piu' estrema, si.
Ma la sua poca lungimiranza ci costera' sette anni di guai: il nuovo settennato del Presidente... della casta.


martedì 2 aprile 2013

Oltre il gattopardo


In mezzo alla crisi economica, sociale, morale, più ampia e dilagante che si ricordi a memoria di uomo, che facciamo? Ci affidiamo ad un 87enne chiedendogli di traghettarci verso il futuro…
 
D’accordo, le elezioni non hanno dato un responso univoco (e come potevano, essendo in vigore una legge elettorale fatta apposta per evitarlo?); Bersani ha fatto delle consultazioni ridicole, e il M5S si è arroccato in una posizione quantomeno discutibile. Ma l’operato di Napolitano, come può essere giudicato?
Il presidente, il nostro presidente, ha l’onere e l’onore di rappresentare le istanze degli italiani nella loro interezza, ed agire di conseguenza. E la richiesta di rinnovamento, è o non è l’unico dato chiaramente decifrabile all’interno delle pur complesse dinamiche elettorali?
Di fronte a questa istanza chiara, cristallina, e necessaria, la risposta è stata scioccante; una commissione (di soli uomini) espressione massima e rappresentativa della casta nei suoi diversi interessi e sfaccettaure. Non mi dilungherò nella lista dei 10 “saggi” (…); mi basta citare i più illustri rappresentanti dei due poli, Violante e il suo orgoglio nell’affermare di “non aver fatto nulla per il conflitto di interessi”, e il buon (…) Quagliarello, difensore delle cause perse: “Nei confronti di Nicola Cosentino la magistratura ha dato prova di una notevole capacità di contorsionismo: prima doveva andare in carcere in quanto parlamentare e/o candidato, ora pur non essendo parlamentare deve andare in carcere lo stesso”.
Non è difficile immaginare che a tale confusione i mercati reagiranno con pesanti manovre speculative, che rafforzeranno la sensazione di “inevitabile” ritorno alle soluzioni bipartisan e alle (famigerate) larghe intese; ma forse anche questa è una strategia largamente immaginata..
Siamo oltre “il gattopardo” e la necessità di “cambiare tutto, perché nulla cambi”, siamo oltre l’ostentazione del potere, oltre alla bieca perseveranza nell’errore; siamo alla violenza della sopraffazione, agli schiaffi, quelli che Napolitano ha dato agli italiani e alla loro speranza di cambiamento..

mercoledì 20 marzo 2013

Il caso Grasso e i prossimi passi del m5s


Il rapporto irrisolto tra il creatore e la creatura rischia di nuocere gravemente al movimento 5 stelle, dilapidando preziose energie e consensi forse irrecuperabili...
 
 
La fatwa che ha colpito via web i franchi tiratori grillini, pare essersi risolta senza grandi conseguenze, dopo il parziale dietro-front di Grillo, frenato, probabilmente, dagli umori apparentemente benevoli nei loro confronti degli utenti della rete. L'evento, di per sé, rappresenta quanto di meglio si possa auspicare nella vita democratica di un paese; gli elettori che intervengono in tempo reale nel pieno di una disputa politica, esprimendo un giudizio sull'operato degli eletti, determinante per il proseguio della loro attività politica: chi osava sperare tanto?
Tuttavia, il fatto pone questioni non di poco conto da affrontare: un parlamentare deve restare legato alle direttive del partito nelle cui fila è stato eletto? E, nel caso del M5s, Grillo può considerarsi il rappresentante, oltre che il garante, degli elettori se non ci fosse il tempo di dar loro voce?
Mi pare evidente che la libertà di coscienza debba essere considerato valore indiscutibile, anche se gente come Scilipoti e Razzi ha avuto la capacita di svilirla oltre il lecito. Pare lapalissiano che l'operato del parlamentare debba essere giudicato a fine mandato, e solo dal suo collegio.
Per quanto concerne il secondo quesito, la risposta sembra un poco più complessa. Credo che la stragrande maggioranza degli elettori del M5s riconosca la buonafede di Grillo, e le sue indubbie capacità di raggruppare attorno a delle idee, la parte migliore della società civile. E credo anche sia di facile comprensione la sua incessante preoccupazione sull'operato degli eletti; ai più non potra sfuggire che Favia non rappresenterà un unicum, e che i richiami delle sirene legate agli interessi personali suonerà sempre e incessantemente.
A fronte di queste (legittime) preoccupazioni, la risposta di Grillo appare però legata ad una debolezza intrinseca: la sua incapacità, almeno per il momento, di "affidarsi" al giudizio degli appartenenti al movimento tutti. I meccanismi che dovrebbero permettere un giudizio partecipato, sono, sostanzialmente, fermi al palo. Il creatore, prodigo di attenzioni per la sua "creatura", fatica a donargli "vita propria", come se trovasse grandi difficoltà nel concedere quella fiducia di qui pure lui stesso ha goduto da parte di milioni di connazionali. Se uno vale uno, anche a costo di inevitabili passaggi a vuoto, questo è un percorso che è da compiersi.
Nel merito delle votazioni, non entro. Capisco le ragioni di chi, vedendo ancora Schifani in pole position, inorridiva. E quelle di coloro che ricordano che Grasso voleva assegnare un premio per la lotta alla mafia addirittura a Berlusconi. Il paragone sul blog di Grillo tra "peste bubbonica" e il "forte raffredore" non è avulso da buon senso, e fotografa la realtà dei fatti.
E'legittimo supportare un governo dei meno peggio, o è opportuno schierarsi contro qualsiaisi schieramento dei partiti? Ogni posizione è legittima.
Personalmente, valuto Bersani come l'incarnazione del "vorrei, ma non posso", dilaniato da desideri condivisi, e la necessita di raggrallenare consenso all'interno della propria (marcia) struttura. Il prossimo passo verso l'acquisizione del potere è la spartizione del Quirinale con il Pdl, che necessita di un'investitura a senatore a vita per B., a rischio Hammamet. Forse D'Alema? Il segretario del Pd cederà all'ennesimo richiamo all'inciucio bipartisan?
Per adesso posso solo constatare che, lo sciagurato, ha risposto..

lunedì 4 marzo 2013

La vittoria di Berlusconi e gli sbagli di Grillo


Rassegniamoci: anche stuprasse in diretta una vecchietta in TV, il Caimano prenderebbe comunque il 30%.

Di una cosa ero dispiaciuto, che il Caimano uscisse di scena non per una storia pubblica e politica impudica, ma per una questione privata, come andare a letto con una prostituta minorenne. Non che il fatto gli regalasse particolari meriti, ma sarebbe stato indecente ritenerlo più deplorevole che farsi fondare il partito da un uomo continguo alla mafia, o dell'aver comprato una grande azienda corrompendo un giudice.
Per dirla alla Woody Allen : "Nessuno ha detto niente quando Nixon ha bombardato illegalmente la Cambogia, ma se lo avessero sorpreso in una camera d'albergo con una minorenne lo avrebbero cacciato in due giorni; popolo interessante, questi americani".
Ecco, gli elettori italiani sono meno interessanti; non si sono smossi invece né per un motivo né per un altro, ma hanno continuato a votarlo in massa, regalandogli quasi il 30 % delle preferenze, tra la sorpresa generale degli stessi appartenenti a Forza Italia.
Possiamo ascrivere il fatto allo strapotere televisivo di Mediaset, alla forza della componente over 65 del corpo elettorale, ma resta un dato: tantissima parte di noi, semplicemente, non si riconosce in quei principi di moralità e vivere civile che sono alla base delle società più evolute come quelle scandinave, ad esempio. E su questa sconfortante realtà è calato un velo di silenzio, come sul vero vincitore di queste elezioni.
Berlusconi resta dentro il palazzo, con un numero di parlamentari importante, sufficiente a tutelare i suoi interessi privati da una posizione di forza, che gli potrebbe consentire, alla prossima tornata, anche di governare ancora, che ci piaccia o meno. Grillo lo ha capito? Mi sembra di no.
Il fondatore del M5S pare pensare che, con il prossimo crollo economico del sistema, la sua forza sia destinata a raggiungere la maggioranza assoluta, ma è un'illusione. La maggioranza dell'elettorato, manipolata ancora dai media tradizionali, non ha ben chiaro chi vuole fare cosa e perché. La sua azione doveva essere improntata alla chiarezza, e non ad un diniego aprioristico a qualsiasi ipotesi di governo. La questione non e' se allearsi con Il Pd, ma svelare e far capire la ragione di questa scelta.
Sarebbe bastato dire: "siamo disponibili ad un appoggio ad un esecutivo Pd, purche i primi 5 provvedimenti siano l'eliminazione retroattiva dei rimborsi elettorali e dei finanziamenti all'editoria, l'eliminazione delle province, l'impignorabilità e tagli dell'ICI sulla prima casa, il dimezzamento del numero dei parlamentari e nuova legge elettorale" amen.
Bersani non puo' neppure ipotizzare di chiedere i voti al suo partito su questo programma, e forse, qualche elettore del Pd ancora sognante, avrebbe capito chi vuole fare davvero le cose che gli promettono da sempre. Ma Grillo, forse troppo preoccupato dall (inevitabile) scouting in atto tra i suoi eletti, non ha avuto la lucidita' necessaria per disegnare questa strategia. Pensaci Beppe, pensaci..


lunedì 18 febbraio 2013

Il 24 febbraio si vota: istruzioni per l'uso


Avvertenze: un voto somministrato in maniera errata puo' causare effetti collaterali anche gravissimi.
 
Gent. elettore, cara elettrice;
domenica si vota per rinnovare il parlamento italiano. Per quanto inutile e retorico possa apparire questo rito, ti assicuro che non lo è. E' un momento ALTO, Lo si capisce da quando l'ufficiale preposto ti consegna la nomina a Presidente di seggio; lo avverti quando entri nella tua sezione ed un ragazzo magari giovanissimo si sforza di darsi un contegno serio. E', nei fatti, la liturgia sociale più importante; è quanto di meglio la società umana abbia elaborato alla ricerca di valori universali e scelte autenticamente condivise. E poco importa se alla prova dei fatti sia stato svilito, per grandi versi piegato, alle logiche della corruzione e del clientelismo; è sentiero obbligato di civiltà... La partecipazione è importante, perché gli stessi freddi dati statistici che la rappresentantano, raccontano attraversano le percentuali quanto, in realtà, la società sia evoluta e partecipata. Stabilito questo, per chi votare?
La questione è annosa, e va affrontata con la ragione e con il cuore, come tutte le cose importanti.
La mia impressione è che, in questa campagna elettorale, non siano state le cose da fare il vero tema, ma l'attendibilità di chi le rappresenta. E' finito cioè, il grande dibattito sui temi del lavoro, della società, sulla maniera stessa di vedere e rappresentare la realtà. E' cominciata invece una battaglia sulla CREDIBILITA' di chi vuole davvero riformare il sistema, rendendolo più giusto, equo, condivisibile.
Sul Pdl, e Berlusconi, non commento. Parafrasando Nanni Moretti, "chi vuol capire, ha capito", e se avete deciso di votare chi per ottenere consenso vi regalerebbe frattaglie di ulteriore illegalità sotto forma di condono, amnistie e quant'altro, non ho nulla da dirvi; contenti voi. Siete alla stregua di quei carcerati di cui narrava Dostoevskij, che solo per rimandare una punizione commettevano un crimine anche peggiore; sappiate che, presto o tardi, il fio si dovra scontare.
Più articolato il discorso su chi guarda con favore a Monti. Il professore ha preso le redini del'Italia in un momento oggettivamente difficilissimo, ed ha avuto il merito di restituirci credibilità sia istituzionale che economica; ma con quali mezzi? Ha riformato le pensioni senza ledere in alcun modo i privilegati, ha varato l'Imu lasciano esenti fondazioni bancarie e patrimoni ecclesiastici, ha aumentato il carico fiscale a pioggia, dimenticando (...) la parola equità; ha caricato di ulteriori accise la benzina, gravando nello stesso modo sui camion che trasportano diamanti come su quelli carichi di pane. Non ha neppure sfiorato le cause "strutturali" del nostro declino come i vulnus su informazione e legalità, e nulla ha fatto per tagliare i costi della politica, valorizzare le concessioni pubbliche, promuovere la meritocrazia, liberalizzare; quante volte ha annunciato questi provvedimenti? Gli è venuto piu' naturale spendere il prestigio accumulato per una nuova candidatura, dopo averne negato l'intenzione a oltranza. Il sodalizio con politici navigati come Casini e Fini, le foto diffuse sui media con i nipotini e con il cagnolino, ne sentenziano il passaggio irrimediabile da tecnico a politico; cosa è ragionevole sperare faccia di meglio e di diverso dopo questo percorso? Nulla.
E veniamo al "nuovo", la lista "Rivoluzione civile " di Ingroia, De Magistris, e perché no, Favia. Posto che l'ex magistrato palermitano ha tutto il diritto di candidarsi, la mia prima perplessità riguarda il valore della sua scelta. Perché se l'ingresso in politica deve essere considerato come un "servizio" alla società, allora è naturale ritenere che avrebbe dovuto mantenere il suo ruolo di magistrato di frontiera. Quanto era importante la sua presenza in una regione sostanzialmente controllata dalla criminalità? E veramente qualcuno pensa che sia più utile al paese nei panni di politico? Tanto più che il suo compagno di viaggio De Magistris ha abbandonato l'impegno da europarlamentare per fare il sindaco di Napoli, ed ha seguito un percorso più vicino alla continuità nella gestione della res publica, che alla rivoluzione; prova ne siano le accuse del suo ex assessore al bilancio, e la situazione attuale della citta di Napoli. E lo stesso Favia, capolista in Emilia, ha tradito il suo impegno da assessore e la promessa di non superare gli 8 anni in politica. Non vedo in queste storie che si assomigliano molto di civile, e nulla di rivoluzionario; solo carriere politiche come tante altre.
Il partito che sembra godere dei maggiori consensi, a parer dei sondaggisti, è il Pd. Devo ammettere che ne sono particolarmente impressionato: nel mezzo della crisi economica, sociale, morale, più spaventosa del dopoguerra, come è possibile che un partito che non ha preso un solo, singolo, impegno per un cambiamento significativo, risulti il più votato? Vi sono tanti "nostalgici", un ampio bacino di "coop rosse" a supporto, ma quali sono le motivazioni di tutti gli altri? Provo a decifrarle.
Io credo che l'elettore del Pd sia ancora immerso in un sogno ancestrale, in cui si identifica come alternativo, diverso, perfino di sinistra, dimentico di tutti i fatti che, inequivocabilmente, hanno soppiantato questo assioma. Il suo gruppo e' strutturato come tutti gli altri partiti; la sua maniera di stare in parlamento negli ultimi venti anni ha un nome ben preciso: consociativismo, sfociato addirittura in una allenza con Berlusconi sotto la guida di Monti. Quando ha avuto responsabilità di governo, ha seguito percorsi per nulla alternativi al berlusconismo, avallando i monopoli televisivi, i privilegi della casta, la paralisi della giustizia; o qualcuno vuole sostenere che Mastella fosse l'uomo giusto per far funzionare i tribunali? Bersani non è il peggior leader del mondo. E' l'unico che ha tentato una parvenza di liberalizzazioni (vedi costi su ricariche telefoniche), e spesso dice cose ragionevoli, ma non è credibile, e non può esserlo. Appartiene ad un partito la cui lista di indagati è impressionate, e che ha un'organizzazione cui è stata data solo una parvenza di trasparenza, cancellando i nomi più impresentabili, senza stravolgerne la struttura.
Per capire quello che farà il Pd nella prossima legislatura, è sufficiente guardare quello che ha votato negli ultimi anni su province, stipendi, pensioni, rimborsi elettorali, reato di abuso d'ufficio, scudo fiscale; pensare che possa fare qualcosa di diverso, amico elettore, è dormire ad occhi aperti. C'è bisogno di un indovino per capire quello che sarà rivelato su Monte Paschi di Siena un minuto dopo la fine delle votazioni? E davvero una mente pensante può ancora accettare l'idea di una diversità morale del Pd? Se di questo si vuole restare convinti, vale anche qui la sentenza di Moretti.
In questo percorso di apparente pubblicita subliminale, resta solo il M5S. Grillo ha molti torti, ed il suo programma un grande limite (l'omissis sulla giustizia); ciononostante, rappresenta una grande speranza. Perché il mantra del cittadino incensurato e informato al servizio del paese a tempo determinato, è il cuore del messaggio sulla questione morale che costringe i partiti, volenti o nolenti, ad avviare, o almeno simulare, un impegno in tal senso. L'assoluta integrità dei candidati, fatto acclarato e scontato negli altri paesi del mondo occidentale, qui è una battaglia di civiltà appena iniziata, e si deve ringraziare la crisi economica se, finalmente, il cittadino italiano se ne sta facendo carico.
Ci saranno dei nuovi casi Favia; qualcuno si farà corrompere, circuire; altri non resisteranno ad attacchi personali e pubblici che la vecchia nomenclatura gli scaglierà addosso Ciononostante, molti sconosciuti cittadini siederanno nelle Istituzioni e tuteleranno i nostri interessi. Il voto è un'occasione di reale cambiamento; pare chiaro che ne abbiamo, tutti, davvero bisogno. Pensare che chi ha costruito e tutt'ora specula e prospera su di un sistema indecente possa davvero cambiarlo, è soltanto follia.

"Codesto solo oggi possiamo dirti, ciò che non siamo, ciò che non vogliamo" E. Montale

giovedì 14 febbraio 2013

B. e' un cattivo politico; ogni tanto dice la verita'




L'ultima uscita di Mister B , tra l'apprezzabile slancio di verita' e l'induzione al crimine: " Eni, Enel e Finmeccanica trattando con altri Paesi per vendere i loro prodotti devono adeguarsi alle condizioni di quel Paese”.
L'uomo di Arcore, si sa, e' soggetto particolare. Tanto diabolico da autoconvicersi delle assurdita' piu' disparate, per rifilarle poi come verita' divina, spinto da un'intima convinzione di autenticita'. In questo complicato percorso, espressione forse della sua massima forza e debolezza, inciampa in pensieri che sono comuni a tutti, senza che nessuno altro si incarichi pero' di condividerne le ragioni e il senso.
Memorabile la sua uscita sui cassintegrati Fiat, cui consigliava di occupare il tempo con un lavoretto "non ufficiale". Apriti cielo: sindacati, giornali, opposizioni, uniti in una pioggia di critiche. Peccato che tutti, nessuno escluso, ad uno zio nella medesima situazione avrebbero dato lo stesso, identico, consiglio.
L'esternazione di ieri sulla necessita' di adeguarsi alle condizioni dei paesi cui si vuole vendere un prodotto, ivi compreso alla procedura di pagare mazzette, ha provocato reazioni sdegnate da tutti i fronti. Il problema e' che, oltre ogni ragionevole dubbio, tutti sanno che cosi vanno le cose all'estero qualche volta, e da noi quasi sempre. Lo scandalo quale sarebbe?
Aver riportato un pensiero largamente condiviso ( e ancor di piu' adottato ) e' fatto assai meno grave della sua ripetuta , e metodica, applicazione. E poco importa che Mister B. lo abbia fatto in buona fede, o con intenti di craxiana memoria ( nessuno si tiri fuori, o il tempo presto o tardi, si incarichera' di chiamarlo spergiuro); ha semplicemente attestato una situazione in essere. Per una volta, le sue convinzioni collimano perfettamente con la realta' dei fatti, e me lo rendono piu' agevole nell'ascolto di un Maroni o un Bersani qualsiasi che gridano allo scandalo. Fare gli gnorri, miei cari politici professionisti, conviene sempre.

sabato 9 febbraio 2013

La campagna elettorale: un sudiciume insopportabile


Qual'e' il limite di umana sopportazione alla manipolazione dei fatti, alle promesse inusitate, al raggiro degli elettori? L'abbiamo passato da un pezzo..
 
Mi sono astenuto finora dal commentare questa campagna elettorale, sopraffatto da un acutissimo senso di disgusto , alimentato a piu' riprese da ogni lato del campo da contendenti sempre piu' "generosi", e incredibilmente fantasiosi.
Berlusconi, come al solito, solletica gli istinti peggiori degli italiani: restituzione dell'Imu, condono edilizio, e perche' no, anche giudiziario. Il fatto che a seguito di questi annunci sia risalito nelle intenzioni di voto, dimostra quanto abbia capito molto lui e poco noi della vera natura degli italiani.
Poi c'e' Bersani, che cerca di mantenere l'esiguo vantaggio che i sondaggi gli attribuiscono, con una posizione ondivaga e molto diplomatica. Riesce nell'impresa di essere a capo del partito piu' votato nel paese, senza aver fatto una, sola, promessa di reale cambiamento; niente sulle regioni, sulla corruzione, sugli organi di controllo delle banche, sul finanziamento ai partiti, ai giornali; nulla. E nonostante questo, gli sono attribuiti circa il 30% dei consensi; anche questo e' indicativo del livello dell'elettorato.
Poi c'e' il "nuovo", Ingroia, che tolta la veste di magistrato al servizio del paese, ha indossato i panni del politico consumato, citando Falcone e Borsellino a ripetizione in campagna elettorale, fino a provocare le reazioni sdegnate delle famiglie, con cui non ha ritenuto di doversi scusare. Non cito Fini e Casini perche' categoria a parte, avendo gia' "dato"in questa speciale classifica piu' dell'immaginabile.
Dulcis in fundo, l'esimio proff. Monti, cui la parvenza di serieta' e sobrieta' erano categorie ascrittogli anche dai suoi piu' feroci denigratori, me compreso. Essere passato dal rigore delle tasse come ineludibili, alle attuali posizioni molto piu' concilianti, lo ha collocato nella schiera dei politici piu' consumati. Il successivo passaggio ,con tanto di foto con i nipotini prima, e con il cane in braccio dopo, gli regala un salto di qualita': il premio per chi mi disgusta di piu'; complimenti professore.

Agg. 12/02/2013
Per l'appunto...http://www.corriere.it/politica/speciali/2013/elezioni/notizie/13-febbraio-empy-monti-noleggio_d27541da-7515-11e2-b332-8f62ddea2ca4.shtml

mercoledì 30 gennaio 2013

Ingroia tradisce Falcone, la sua storia, se stesso



La maledizione della politica coinvolge anche l’ex magistrato: chiunque ci entri, incomincia un percorso vorticoso verso il basso.

Ho spesso guardato con simpatia in questi anni ad Antonio Ingroia, sia per le sue battaglie antimafia, che per quelle contro la corruzione in politica. Era il simbolo di quel che restava in Italia della voglia di giustizia e legalità; un baluardo contro quei “poteri forti” che lo avrebbero voluto neutralizzare in ogni modo, con le buone o con le cattive maniere. La sua repentina decisione di accettare un incarico investigativo in Guatemala segnava un punto di svolta in negativo; rinunciava per sempre, a torto o ragione, alla sua missione al servizio della nazione, caratterizzata da quell’eroismo silenzioso che già fu di Falcone e Borsellino.
Eppure, non veniva meno del tutto la stima; l’incarico era comunque nell’ambito delle competenze acquisite, e non tutti hanno l’animo, ed il coraggio, di mantenere fino alla fine un mandato il cui adempimento può dover comportare atti di eroismo. Questo, il preambolo. Ma il magistrato palermitano ha ritenuto di rinunciare, “scendendo” in politica. Tale scelta comporta l’impossibilità del ritorno alla carriera di magistrato, perché ormai privato del ruolo super partes, e della credibilità necessaria per sostenerlo. Significa cioè abdicare per sempre dal principio di impegno inteso come servizio alla collettività, per optare per posizioni che regalino maggiore prestigio e potere. Scelta legittima, per carità, ma in linea con quanto espresso dai parlamentari dell’intero arco costituzionale dell’ultimo ventennio.
Abbiamo bisogno di un altro politico cosi? Suo compagno di merende, un altro ex magistrato caduto in basso, Luigi De Magistris. Quest’ultimo, da sindaco di Napoli, ha trascinato la città in un girone infernale dantesco, trovando come soluzione ai problemi divenuti ormai esplosivi la propria candidatura ad un seggio in parlamento, tradendo cosi l’impegno preso con gli elettori della propria città. Da europarlamentare aveva fatto lo stesso.
Ieri, Ingroia ha paragonato se stesso a Falcone, citando poi Borsellino, alla disperata ricerca di consensi, tradendo il suo ex collega, la propria storia, se stesso. Alle (scontate) proteste della sorella Maria Falcone, ha trovato il coraggio di replicare: “Si informi”. Nulla da aggiungere, se non la constatazione, che la politica è un re Mida al contrario: riesce a insudiciare tutto ciò che tocca.

lunedì 21 gennaio 2013

Esplde la questione morale nelle liste: merito del M5S



Ci siamo. Il termine ultimo per la presentazione delle liste elettorali scade martedi e resta pochissimo tempo per le mediazioni. Tutti i partiti sono in fibrillazione, nel tentativo di proiettare un'immagine di "nuovo" e di "pulito" che paiono, finalmente, diventate questioni decisive per le scelte dell'elettorato.
Nel Pdl l'annuncio schock di Marcello Dell'Utri ("Ho deciso, non mi candido") ha colto di sorpresa i più, ma non gli osservatori più attenti: la condizione di parlamentare non gli avrebbe risparmiato il carcere, in caso di condanna definitiva della Cassazione. Resta in bilico in queste ore Cosentino, che pur avendo tutti i requisiti (e anche qualcuno in più) per essere escluso, ha dalla sua un consistente pacchetto di voti e, probabilmente, una conoscenza delle segrete stanze del Pdl campano che potrebbe essere decisiva nella trattativa per la sua inclusione nelle liste; staremo a vedere. Anche Scajola ha dovuto abbandonare, e pare in procinto di formare una sua lista in Liguria.
Nell'Udc di Casini, invece, abbondano i suoi familiari, e restano felicemente in lista Cesa ed altri gentiluomini; sarà contento Monti, solito presentarsi come il nuovo che avanza. Il Pd, dal canto suo, aveva già formalizzato l'esclusione di Crisafulli, Caputo e Papania; quest'ultimo, avendo patteggiato una condanna per abuso d'ufficio, ha sentenziato di essere vittima di un'ingiustizia, avendo commesso un reato "non grave". È legittimo chiedersi cosa ritenga sia grave per un amministratore. A parte la boutade, la protesta del parlamentare ben rappresenta gli umori di una classe dirigente del tutto incapace di assumersi la responsabilita' della propria condotta.
Al di la delle esclusioni eccellenti, infatti, restano nelle liste decine di indagati per fatti gravissimi, il cui operato, lasciando da parte i giudizi della magistratura, li dovrebbe escludere a priori da qualsiasi ipotesi di incarico pubblico. L'operazione di restyling dei partiti infatti non scalfisce neppure l'intreccio di interessi politico-affaristico che ha governato il paese in questi anni, ne da luogo ad un reale rinnovamento della classe dirigente.
La sola, grande, novità di questa campagna elettorale sta nel fatto che, sondaggi alla mano, Berlusconi e Bersani siano stati costretti ad affrontare la questione morale davanti agli elettori, questione che nelle precedenti elezioni non era stata neppure timidamente accennata. Il parziale risveglio dell'elettore italiano li ha costretti a porsi il problema, pur affrontato in termini di semplice salvaguardia da una vistosa perdita di consenso.
Sicuramente la crisi economica ha influito sugli umori del paese, ma ancor di più ha fatto Grillo. Non solo per aver portato ripetutamente e costantemente in primo piano il problema della corruzione, ma per aver fornito una reale alternativa ai partiti tradizionali. Questi infatti, rimbalzandosi le responsabilità, hanno costretto gli elettori a scegliere tra soggetti politici accumunati tutti da un bassissimo profilo morale, e da apparati e dinamiche clientelari molto simili, a prescindere dalle bandiere di appartenenza. Il 20% dei consensi di cui il M5S è accreditato, ha bruscamente spezzato questo tacito patto, tanto scellerato quanto responsabile della deriva economica e sociale del paese. Il giochino si è rotto, e dal vaso di Pandora stanno uscendo tante nuove sorprese. Chissà che a giovarne, per una volta, non sia il paese.

venerdì 11 gennaio 2013

Riparte il circo della politica: Favia ci salta sopra

La campagna elettorale impazza, fomentando gli istinti piu' bassi e l'inclinazione alle promesse piu' spregiudicate; un parterre pieno di vecchie glorie, e new entry come il buon (...) Favia.
Quando inizio' la sua presunta polemica per la democrazia interna del M5S, i giornali gli diedero ampio spazio e risalto. Quasi nessuno ipotizzo' un tradizionalissimo ricatto politico, alla ricerca di un seggio in parlamento che le regole del movimento di appartenenza gli negavano. In deroga agli impegni assunti, alla sua carica di consigliere cui non rinuncia, e a qualsiasi forma di pudore, Favia ha annunciato di aver accettato il ruolo di capolista per la lista Rivoluzione civile di Ingroia.
Ha cioe' semplicemente emulato il modus operandi degli appartenenti a tutti i partiti tradizionali, spostandosi, come si farebbe in qualsiasi azienda privata, non appena si e' prospettata una posizione piu' interessante e meglio retribuita. Non sappiamo ancora quali saranno i suoi impegni elettorali, ma siamo certi che la sua carriera politica sia finita qui, avendo dimostrato un trasformismo degno del miglior Depretis; la rete da, la rete toglie.
Sono divertenti invece le parole di Maroni, che dopo aver suggellato un nuovo patto con il diavolo, propone un giocoso artifizio contabile (Tremonti copyright) , che avvantaggerebbe il nord permettendo di abolire ogni tassa scolastica e perfino il bollo auto; avrebbe potuto includere il canone rai, gia' che c'era. Pare chiaro che avrebbe avuto piu' credibilita' nella sua antica veste di (mediocre) tastierista.
Il (giovane) Letta al tg3 pare invece abbia scoperto invece il problema della prescrizione breve dei processi, auspicando che vengano ripristinati i limiti antecedenti la riforma del 2005. L'annuncio non aveva, visto il "peso piuma" politico dell'oratore, neppure valore di buona intenzione, ma mostra che, volendo, anche i politici meno illuminati conoscono quali sarebbero le cose giuste da fare.
Ci corre l'obbligo di ricordare il professor Monti che , come new entry della campagna elettorale, non poteva esimersi dal sostenere che l'imu e' stato obbligato a vararla, che non se ne poteva fare a meno, che andra' rivista quella sulla prima casa. Dimentica pero', di aver inviato l'avvocatura dello stato (a spese nostre), a sostenere che l'effetto sul patrimonio immobiliare della Chiesa non doveva essere retroattivo, come da piu' (ragionevoli) settori si chiedeva, e ha lasciato esenti i palazzi degli istituti di credito adibiti a fondazione. Il rammarico postumo per i proprietari di una sola casa , magari gravata da ipoteca, non e' solo immorale, e' anche ridicolo.
E veniamo a Bersani, che riesce nel miracolo di attrarre consenso senza promettere nulla ne tantomeno avere un programma di governo; e' una qualita' anche questa. Ma un'affermazione chiara (ahime'), l'ha fatta: riguarda le liste pulite. Ha cioe' giurato e spergiurato che nelle liste del Pd non ci sarebbero stati candidati "impresentabili"; peccato che alcuni nomi siano proferiti con timore e rispetto perfino da gente come Dell'Utri e Cosentino; parliamo dell'ottimo Crisafulli, del gentile Capodicasa, e Genovese, a voler citare i piu' noti; forse non le aveva lette bene, le sue liste. Su Berlusconi invece mi arrendo; non mi sento di dire nulla. Nel teatrino della politica, il capocomico resta sempre lui.
 

giovedì 10 gennaio 2013

Io vi conosco





Siete quelli che vagano, indaffarati, con lo scopo di niente.
Vi ho sentiti spesso terrorizzati
di essere scoperti
 che qualcuno vi vedesse
nel vostro sacro terrore
 lontano dai tappeti accoglienti, dai sorrisi dei simili vostri.
Un senso di freddezza, costante, imperituro
 vi accompagna circondato sempre
da un'area tiepida e soffice
 da camerieri impomatati
 da servili servitori devoti.
 E pure con tutte le vostre graziose  
disconoscete il sesso  e l'amore non richiesto
 che questo comunque regala.
Un'indifferenza barbara accompagna
 i vostri modi gentili e ben educati.
Avete vinto, ed il mondo vi soggiace inerme.
Non mi avrete mai.