domenica 9 dicembre 2012

Monti si dimette: il Caimano a mollo con i pirahna



In Italia, le dimissioni suscitano sempre grandissimo clamore, tanto  e' la disabitudine. Persino un Presidente del consiglio nei fatti sfiduciato, presentandosi dimissionario riesce a proiettare un'immagine di dignita' e coerenza, piuttosto che di rassegnazione. Ma Monti non e' uno sprovveduto, e ha saputo cogliere la palla al balzo. Mister B., dal canto suo, progettava di togliere la fiducia all'esecutivo da chissa quanto tempo, finito il sollazzo dei Resort africani. E pure la ricerca di un candidato di facciata, non ha mai avuto la serieta' la concretezza per andare a buon fine. L'uomo, prima ancora del politico, ha un ego talmente irrefrenabile da poter escludere qualsiasi pensionamento volontario.
Il suo progetto e' chiaro: fomentare gli istinti piu' biechi dell'elettorato contro le tasse, la giustizia, l'euro, millantando, ancora una volta, ricette diverse e miracolose che regalino a tutti l'insostenibile. A suo seguito la potente macchina da guerra di Mediaset, che immaginiamo allertata, dai Tg ai programmi di intrattenimento, alla ricerca spasmodica di slogan e argomentazioni propedeutiche alla causa. Ma anche altre sono le motivazioni della brusca accelerazione; tacitare qualsiasi tentativo di rinnovamento boicottando le primarie, mantenere una legge elettorale che gli consente di scegliere gli eletti, e di riuscire a essere determinanate al Senato anche con il 27% dei voti.
Senza contare gli effetti positivi della mancata asta sulle frequenze televisive, e del rinvio sine die del taglio delle province, con conseguenti brindisi di esponenti della casta di tutte le (presunte) ragioni politiche. Al seguito un manipolo di fedelissimi, da Capezzone alla Gelmini, e tanti "impresentabili", da Verdini a Dell'Utri, desiderosi di un seggio che li ripari dalle disavventure giudiziarie piu' disparate. Mai come ora, il Cavaliere e' fragile ed in balia dei ricatti; quelli dei vari personaggi vicini alle vicende delle escort; dei tanti "amici" sotto la lente della giustizia, e di un apparato che rischia di scomparire da un giorno all'altro, se dovesse diventare chiara la drastica riduzione delle poltrone e delle spartizioni.
Mai come ora la politica e' fatta di interessi privati e lotte di potere, e la crisi e la mancanza di suffragi potrebbero ridurre di molto l'appeal di B. per le forze votate alle spartizioni clientelari. Un assaggio e' stato il voto della Sicilia, dove, per la prima volta, i carcerati si sono disinteressati in massa dei seggi. Ed in questo senso si colloca la manovra di Monti; accelerare le elezioni, accreditandosi come leader, di lista o virtuale, di una nuova area moderata che prenda il posto dell'ormai morente Pdl. Da Montezemolo a Passera, passando per gli ex an, sono ormai diversi gli esponenti che mirano a questo progetto, collocandosi , per interessi e area d'appartenenza, negli stessi spazi occupati dal Caimano. Nessuno sconto, ma anzi una possibile convergenza di interessi contro B., ormai impresentabile e ottimo capro espiatorio di una crisi economica senza precedenti e, per il momento, senza via' d'uscita.
Non che il Cavaliere sia scevro da colpe, ma farlo passare per unico responsabile gioverebbe al Pd altrettanto colpevole, e a Monti, reo di scelte economiche impudicamente ed univocamente gravose per i ceti medio-bassi. Senza piu' il controllo della Rai, attaccato dalla stampa internazionale e dai mercati, inviso ormai financo alla Chiesa, il Pdl potrebbe scendere sotto la fatidica soglia del 10%, che il probabile governo Monti-Pd renderebbe sostanzialmente inoffensivo. Il Caimano si e' gettato nuovamente di slancio nella mischia, ma in maniera scomposta, e attorniato dai pirahna; il rischio e' che a breve ne resti ben poco. Non ne sentiremo la mancanza.

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