venerdì 26 aprile 2013

Letta nuovo premier, con comando a distanza



Nella repubblica fondata sulle tv, un premier telecomandato comodamente da casa non poteva mancare... 
"L'Italia è un paese in coma che crede alle bugie della tv", diceva qualche tempo Tony Servillo. Pur non essendo il suo mestiere, mi pareva avesse indovinato la quintessenza dell'italiano medio, sprofondato nel divano alla domenica incurante del fatto che la partita trasemessa fosse palesemente truccata. Per i "desti", invece, vorrei spendere due parole sul nostro nuovo Premier, e le dinamiche che lo hanno portato a questo incarico.
Si voleva un inciucio fondato sulla concordia, e quale legame oltre la parentela poteva essere più adatto? Bisognava trasmettere un'immagine di rinnovamento, ed il giovane Letta può, a primissima vista, dare quest'impressione. E, cosa più importante, c'era la necessità di un mero "esecutore" di azioni prestabilite: varo delle manovre imposte dai mercati, salvacondotto giudiziaria per B., preservazione della casta nella sua interezza e, sopratutto, la salvaguardia dei meccanismi che hanno reso la giustizia inerme e l'informazione controllata.
Insomma, un viso giovane a tutela di dinamiche antiche, e sempre più difficili da mantenere. E poco importa se il giovane Letta sia un gaffeur di professione; ha ereditato il senso cerchiobottista dello zio, sapientemente schierato nella (presunta) altra parte politica. Agli annali le sue uscite sui voti (meglio a B. che a Grillo, asseriva) e sugli accordi sottobanco sulla legge elettorale. Recentemente ha dichiarato che il peso affidatogli è troppo pesante per le sue spalle; probabilmente, dice la verità. Ma non deve preoccuparsi: tra B., il vecchio Letta, e il sempreverde D'Alema, saprà sempre come muoversi: teleguidato. Resta solo da capire quale telecomando abbia il segnale più forte.



 
 



martedì 23 aprile 2013

E' tempo per il lavoro sporco. A chi affidarlo?



Alla fine di tutto il teatrino per l'elezione del Presidente, una sola cosa è certa: i conti non tornano, e a pagare non sarà chi dovrebbe...
 
Eccoci. Dopo i proclami, le promesse, e le strade lastricate di buone intenzioni, siamo al dunque: la formazione del nuovo governo. L'ampia maggioranza che ha sostenuto il governo Monti si riproporrà, presumibilmente per fare le stesse cose, e forse anche di peggiori. La sospirata ripresa, (falsa) panacea di tutti i mali è rimandata di anno in anno, e presto scatterà in automatico la prevista addizionale sull'iva.
Delle cause prime del nostro sconquasso, come il non funzionamento della giustizia e dell'informazione, si è persa ogni possibile soluzione, dopo il pronunciamento dei "saggi": niente intercettazioni e appellabilità dei processi solo con sentenza di condanna; niente stop ai finanziamenti pubblici ai partiti e all'editoria, amen.
Con la casta chiusa a "catenaccio" (nella migliore tradizione italiana) occorre qualcuno di presentabile per le prossime (impresentabili) mosse. Inutilizzabile Monti (già abusato), si pensa ad Amato; le credenziali sono quelle giuste: una pensione da oltre 31000 € mensili all'attivo e un prelievo sui conti correnti degli ignari italiani perpetrato già nel 1992. Ma qualcuno potrebbe insospettirsi, e allora giu una lista di nomi, tutti utili ed atti allo scopo: continuare la deupaperazione del portafogli degli italiani, indicandola come fatto inevitabile, ed anzi utile ad evitare guai peggiori.Un nome vale l'altro.
Dopo che tutti i partiti hanno dichiarato l'iniquita dell'ici sulla prima casa, andandola a pagare nei prossimi mesi, gli elettori Pd\Pdl subdoreranno di essere stati presi in giro? E quali misure potranno adottare, ora che il Quirinale è blindato, e che B. ha conquistato un'impunità ad oltranza? Questi due simpatici (...) vecchietti sono, restano, i guardiani inossidabili e insuperabili del sistema.
Da par mio, ormai vedo un'unica soluzione, di fantozziana fattura: una messa cantata. Contro.

domenica 21 aprile 2013

Napolitano eletto presidente. Ma di chi?


I giochi si sono chiusi, finalmente. Nel balletto della politica la priorita' era una soltanto: riuscire a mantenere lo status quo, preservando le ristrette oligarchie monopoliste, e ritardare per quanto possibile, qualsiasi cambiamento significativo. Per pagare e morire c'e' sempre tempo, recita l'adagio. Ci si poteva riuscire meglio abbandonando al suo destino B. (alla stregua di Craxi), o sopraelevandolo spavaldamente al di sopra della legge?
Si e' scelta la seconda soluzione, dopo finti accordi, tradimenti, e voltafaccia di ogni sorta.Tutti sanno che la rielezione di Napolitano passa per il promesso salvacondotto giudiziario di B., prossimo senatore a vita. Non e' il destino del singolo che ci preme, ma il principio d'impunita legalizzata che ormai e' pensiero dilagante delle (presunte) elite del paese.
Per sette lunghi anni (salute permettendo), saranno precluse le strade che portano alla giustizia sociale, all'uguaglianza, al merito. Ci sara' un ulteriore crollo della produttivita', e i migliaia di reati finanziari che ci hanno portato al disastro resteranno senza responsabili, tra una prescrizione e l'altra
Nessuno potra' aspettarsi altro, viste le conclusioni e le priorita' dei "saggi" del Presidente: usare le intercettazioni solo a reato gia' accertato, limitare l'appellabilita' dei processi alle sole condanne, mantenere finanziamenti pubblici a partiti ed editoria.
Una sola, piccola speranza: l'elettore del Pd, comincera' ad avere il dubbio che gli interessi di Berlusconi siano stati difesi dal suo voto? Capira' che D'Alema ha evitato l'elezione non solo di Rodota', ma persino di Prodi? Sospettera' che il vecchio ed il giovane Letta, stranamente (...), abbiano la stessa, identica, visione della gestione della res publica? Forse adesso, dinanzi all'evidenza piu' estrema, si.
Ma la sua poca lungimiranza ci costera' sette anni di guai: il nuovo settennato del Presidente... della casta.