domenica 21 aprile 2013

Napolitano eletto presidente. Ma di chi?


I giochi si sono chiusi, finalmente. Nel balletto della politica la priorita' era una soltanto: riuscire a mantenere lo status quo, preservando le ristrette oligarchie monopoliste, e ritardare per quanto possibile, qualsiasi cambiamento significativo. Per pagare e morire c'e' sempre tempo, recita l'adagio. Ci si poteva riuscire meglio abbandonando al suo destino B. (alla stregua di Craxi), o sopraelevandolo spavaldamente al di sopra della legge?
Si e' scelta la seconda soluzione, dopo finti accordi, tradimenti, e voltafaccia di ogni sorta.Tutti sanno che la rielezione di Napolitano passa per il promesso salvacondotto giudiziario di B., prossimo senatore a vita. Non e' il destino del singolo che ci preme, ma il principio d'impunita legalizzata che ormai e' pensiero dilagante delle (presunte) elite del paese.
Per sette lunghi anni (salute permettendo), saranno precluse le strade che portano alla giustizia sociale, all'uguaglianza, al merito. Ci sara' un ulteriore crollo della produttivita', e i migliaia di reati finanziari che ci hanno portato al disastro resteranno senza responsabili, tra una prescrizione e l'altra
Nessuno potra' aspettarsi altro, viste le conclusioni e le priorita' dei "saggi" del Presidente: usare le intercettazioni solo a reato gia' accertato, limitare l'appellabilita' dei processi alle sole condanne, mantenere finanziamenti pubblici a partiti ed editoria.
Una sola, piccola speranza: l'elettore del Pd, comincera' ad avere il dubbio che gli interessi di Berlusconi siano stati difesi dal suo voto? Capira' che D'Alema ha evitato l'elezione non solo di Rodota', ma persino di Prodi? Sospettera' che il vecchio ed il giovane Letta, stranamente (...), abbiano la stessa, identica, visione della gestione della res publica? Forse adesso, dinanzi all'evidenza piu' estrema, si.
Ma la sua poca lungimiranza ci costera' sette anni di guai: il nuovo settennato del Presidente... della casta.


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