lunedì 5 agosto 2013

Una sentenza solida in una societa' liquida

Tra processi, condanne in primo grado, e racconti da Decamerone , la reputazione del Cavaliere era gia' andata a farsi benedire; perche' tanto parapiglia allora...?
 
 
Nonostante il caldo agghiacciante, e la naturale propensione degli italiani a strafottersene della vita politica del paese, la condanna di Berlusconi non è passata inosservata. E questo anche perché il tapino, ormai in debito di ossigeno, ha commesso il più grave degli errori: ne ha parlato.
Troppo bruciante deve essere stato il colpo, troppo forte l'impatto di qualcosa di irrevocabile nella sua vita pubblica, per riuscire ad affrontarlo con il giusto distacco; non ce l'ha fatta.
Ha ceduto alla tentazione di urlare la sua innocenza (a cui neppure i più sprovveduti credono), e di rassicurare tutti sull'appoggio al governo, ultima arma di ricatto per spuntare qualcosa. Ma indulti, condoni, e indulgenze plenarie di ogni sorta potranno solo attenuare, circoscrive, limitare, ma mai cancellare; il danno, è compiuto.
Perché una condanna definitiva della cassazione, se pur circoscritta ad un piccolo lasso di tempo rispetto allo svolgersi dell'azione criminale, "ferisce" la litania della persecuzione giudiziaria, dell'accanimento, di un fantomatico complotto comunista bandito ai suoi danni, come capostipite di un ipotetico diritto alla libertà (anche di delinquere...).
Nel calderone della vita politica, scientemente disegnato per evitare con cura ogni traccia di chiarezza nei programmi, nelle intenzioni, e sopratutto nei comportamenti, le nebbie si diradano, le prospettive si fanno più cupe: "se hanno condannato lui, nessuno più è al sicuro", penserà più di qualcuno dei nostri scaltri parlamentari. Una vera iattura
Perché se la forza delle televisioni ha avuto la capacità di illudere, fomentare, o circoscrivere ed omettere (secondo i bisogni e le necessità), quel che rimane del nostro diritto ha ancora il potere di condannare perfino l'"incodannabile".
E poco importa che le reali conseguenze siano, nei fatti, assai limitate: è il segnale che conta. Nella nostra società liquida, il Caimano sguazzava felice, interprete della modernità intesa nel più torbido dei suoi aspetti: la mancanza di riferimenti, di valori, di verità assodate.
Ha potuto plasmarla a suo piacimento, negare l'evidenza, raccontare l'improbabile, l'impossibile, e financo l'assurdo. Ma, che gli piaccia o meno, la parola incensurato non la potrà più usare...

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