giovedì 9 agosto 2012

Le riforme di grido



Diciamocelo; anche lo spettatore piu' caustico e disilluso, alla parola riforma, volge per un attimo l'attenzione verso il teleschermo. La mente sa' che e' un illusione, come le parole "nuova formula" delle pubblicita', ma il desiderio del cuore di un qualsiasi cambiamento lo sovrasta e gli indirizza lo sguardo. I temi piu' gettonati sono sempre gli stessi: struttura dello stato, voto, pensioni, sanita', pubblico impiego, mercato del lavoro. Il problema e' che l'approccio e' sempre improntato all'annuncio, e che quando si passa dalle parole ai fatti si legifera tutt'altro di quello che si e' discusso e argomentato.
Il senato ha da poco votato una legge sul semi presidenzialismo, salutata da molti come "epocale"; peccato che, al di la' del merito, tale riforma non possa essere approvata in alcuna maniera  per questione di numeri e di tempistica, ma non importa; e' bastato il proclama. Le riforme delle pensioni, invece , le hanno fatte davvero; senza un dibattito pubblico e soprattutto senza neppure una parvenza di equita'; intatte quelle d'oro, rimandate sine die le altre, depauperate quelle di chi ha versato in enti diversi, colpevole di essersi fidato di uno stato truffaldino.
Il pubblico impiego e' divenuto ormai un simbolo dell'immobilismo, come la Salerno-Reggio calabria; cominciare detassando le tredicesime di chi evita di assentarsi oltre i 10 giorni pare provvedimento ciclopico, e' piu' facile parlare di meritocrazia in astratto.
Il mercato del lavoro e' oggetto di grandi discussioni, e la facilita' di licenziamento e' parso essere l'unica riforma utile; rendere piu' costosi i contratti a tempo rispetto agli indeterminati pareva essere idea irricevibile; conteneva in se', infatti, criteri di logica. E veniamo alla sanita'. C'e' un usl in Liguria che in due passaggi ha ridotto le spese del 30%, a parita' di servizi; perche' non si applica al modello nazionale? Forse perche' tagliare gli sprechi non e' la vera priorita' ? ( vedi )
E arriviamo cosi' al tema del prossimo autunno: la riforma elettorale. La legge attuale e' stata classificata come "porcata" dal suo autore; da qui deriva l'attuale denominazione " Porcellum " ( copyright Sartori );  nega ai cittadini la possibilita' di scegliere i singoli candidati: e' ovvio che produca "maiales". Nei primi 50 anni di repubblica si e' votato, a fronte di piccoli correttivi, con una sola legge; negli ultimi 20 anni ne sono state cambiate tre. La frenesia legislativa  in merito connota la volonta' di assecondare gli interessi della maggioranza del momento, e null'altro. Che la prima della legge dello Stato sia pensata e debba valere a prescindere dai problemi contingenti pare evidente a tutti; pardon quasi a tutti. Mi viene in mente un tizio che con un rigore contro il MIlan cambierebbe , istantaneamente, la distanza del tiro da 11 a 30 metri. Si gira, e si rigira, ma il problema resta quello: la volonta' dei nostri amati dipendenti di legiferare nell'interesse generale del paese, ammesso che abbiano idea di quale sia; nel frattempo, e' piu' facile  lasciare il lavoro sporco a Monti, e gridare alle riforme.








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