martedì 21 agosto 2012

Siamo nelle mani dei tassisti cinesi



Dei motivi della crisi si e' cosi tanto discusso e analizzato da renderli petulanti e indigesti; vi sono tuttavia dei fattori umani che restano, fortunatamente,  indecifrabili. Ma ragioniamo per assurdo; se il nostro paese fosse governato, che so', dal parlamento svizzero, basterebbe questo a farci uscire dalla crisi? Probabilmente si, tanta e' la pochezza del nostro, ma forse non e' l'esempio  adatto (...). 
Sottointendo che esiste una situazione congiunturale  che nasce da un punto molto preciso: la delocalizzazione della produzione, dovuta a diverse condizioni di lavoro e di salario.  Le regole del commercio sono gestite da un'entita sovranazionale, il wto, che non si occupa affatto di dove vada la ricchezza o di come sia distribuita; gli interessa solo che sia prodotta. Vi sono nicchie di eccellenza che riescono ugualmente a competere, vedi il food , la moda,  ma naturalmente riguardano solo piccoli spicchi della produzione.
 Si e' cercato  di competere con i paesi emergenti rendendo il lavoro piu' "flessibile" (incerto) e "produttivo" (peggio pagato), con due conseguenze principali : si e' aumentata la profittabilita' delle aziende, si sono diminuite le risorse delle fasce sociali prime motrici dell'economia, cioe' quelle con la necessita' di spendere tutto quello che guadagnano. Altro piccolo effetto collaterale, si e' rovinata la vita ad un sacco di gente,ma questo forse esula dal ragionamento e dalle statistiche.  Che i nostri economisti abbiano anche solo sperato che la manovra potesse avvicinarci alle condizioni cinesi , e' desolante.
Dovremmo allora sperare , ad esempio, che vengano posti dei dazi alle merci prodotte a cosi basso costo; ma questa e' un ipotesi che e' stata scartata quasi subito, avendo in se' elementi di logica. Resta un'ultima speranza; che la manodopera dei paesi emergenti rivendichi migliori condizioni, aumentando cosi i costi di produzione alla fonte. C'e' un "piccolo" ostacolo, giacche' lo sciopero non e' contemplato nei diritti di quei lavoratori, e spesso l'indole orientale all'obbedienza li rende inadatti alla protesta. Esiste pero', del tutto isolata, una categoria storicamente battagliera in tutti i paesi, quella dei tassisti . Anche per loro e' previsto il carcere, ma hanno adottato una sorta di sciopero bianco, assentadosi dal lavoro senza dichiararlo: vogliono un aumento delle tariffe. C'e' da sperare che diano il via a tutti gli altri, innestando un processo che ci risolverebbe un sacco di problemi altrimenti irrisolvibili; resta la constatazione di come ci siamo ridotti:  siamo nelle mani dei tassisti cinesi.





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