sabato 6 ottobre 2012

Utili privati e pubbliche remissioni


Annusando qui e là gli infiniti dibattiti su realta' e prospettive della cosidetta ”crisi”, si ha la netta sensazione che i problemi siano stati solo in parte individuati e che, conseguentemente,  sia molto difficile applicare dei correttivi davvero efficaci. Non e' cosi.
Pur non potendo quantificare l'esatta forza propulsiva di ogni dinamica, vi sono delle regole di base ampiamente note, disapplicate semplicemente perche' consentono grandi utili privati e possibili remissioni che diventano pubbliche; una prova provata? La regolamentazione degli istituti di credito.
 Se ne sta' occupando, molto tardivamente, il commissario Ue al mercato interno e servizi finanziari, tal Michel Barnier, che il 2 ottobre ha presentato alla stampa il rapporto del cosiddetto 'Gruppo Liikanen', che era stato incaricato dallo stesso Barnier di riflettere sulla possibilita' di una serie di riforme della struttura del settore bancario, alla luce delle lezioni apprese dalla crisi. Il rapporto contiene cinque raccomandazioni, tra cui una ineludibile: la separazione obbligatoria, all'interno dello stesso gruppo bancario 'universale', del 'trading' ad alto rischio (come i famigerati derivati, ad esempio) dal resto delle attività di deposito, che significa il divieto di utilizzare i soldi dei correntisti per operazioni speculative tanto azzardate quanto remunerative.
La norma non e' accessoria, ma sostanziale; impedisce di investire con la leggerezza di chi są che, in caso di perdite, potra' contare su aiuti statali. La distinzione non è affatto una novità ; negli Stati Uniti del New Deal, una riforma di questo tipo, ma in una versione più drastica (Glass-Stagall Act, 1933), fu adottata in risposta alla grande crisi del 1929, restando poi in vigore per 70 anni. Un vincolo che non sopravvisse ai ruggenti anni Novanta, e alla presidennza Clinton che cancellò la separazione, con effetti di deregolamentazione liberista e crescita geometrica degli attivi bancari Usa, fino alla crisi del 2007 dei mutui subprime. E molti vedono proprio il suo smantellamento  come causa e moltiplicatore di quel processo di finanziarizzazione dell'economia che, insieme alla mancanza di controlli adeguati, ha creato gli squilibri responsabili della crisi attuale.
Simili i ricorsi storici nel Vecchio continente, e in Italia, con la legge bancaria del '36 accantonata nel '93 per un ritorno alla banca universale, che svolge tutti i mestieri, anche quelli in conflitto, e porta in sè il germe dei rischi sistemici. Le raccomandazioni del gruppo Liikanen verranno ora sottoposte a un processo di consultazione pubblica (di cittadini, 'stakeholder', banche e consumatori) di sei settimane, dopo di che la Commissione, anche in base agli 'input' ricevuti, deciderà, finalmente,  se trasformare alcune di esse in proposte legislative vere e proprie.
Era cosi difficile da prevedere che le banche, agitando lo spauracchio del fallimento ed il rimborso a carico degli stati sovrani dei depositi privati, intraprendessero investimenti fortemente speculativi ma ad altissimo rischio? Anche con la totale assenza di lungimiranza, bastava guardare la storia, lo avevano gia' fatto nel '29, non puo' essere stata una sorpresa, sopratutto per gli organi preposti al controllo.
 Questa politica scientemente delittuosa ha portato effetti negativi a catena, tra cui l'attuale stretta del credito alle imprese "reali" che soffrono della mancanza di liquidita' proprio nel momento in cui ne avrebbero piu' bisogno. Possiamo sperare che la legislazione ci aiuti almeno per il futuro? 
La storia bancaria del Novecento rema contro, e dimostra che misure simili a quelle pensate da Liikanen vengono prese puntualmente dopo una crisi finanziaria, e smantellate altrettanto puntualmente quando il ciclo si inverte e tornano gli anni grassi sui mercati, ma anche stavolta ci vorra' molto tempo..




mercoledì 3 ottobre 2012

Il ddl anticorruzione Severino: una goccia nel mare


Ormai fioccano da ogni dove frotte di ”giustizialisti” che vorrebbero vedere un'intera (o quasi) classe politica alla sbarra come nel '93: tranquilli, non accadra' mai. Eppure gli uomini che rappresentano le istituzioni di oggi sono responsabili, penalmente  molti e moralmente tutti , di un degrado senza limite e senza freno.  L'arresto di ”Fiorito Batman”, o i 91 giorni di detenzione del buon Lusi, sono solo palliativi per il popolo; nella confusione generale, possono essere un ottimo specchietto per gli allocchi.
Abbiamo una particolarita' che rende il nostro paese la vera terra promessa del crimine: il fatto che la prescrizione possa scattare a processo già iniziato. In tutte le altre grandi democrazie al mondo – ripeto: tutte tranne l’Italia – “l’orologio” della prescrizione si ferma nel momento della prima azione giudiziaria o dell’inizio di un processo. Perché? Per non incoraggiare strategie dilatorie tramite mille cavilli, in modo da fare decidere il processo sul merito delle prove e non sulla base del tempo e della capacità degli avvocati di rimandare la giustizia, semplice no?
Come se non bastasse, qui si concede il ricorso alla Cassazione anche a chi si dichiara colpevole e decide per il patteggiamento, mentre il processo d'appello non si nega neppure ai rei confessi condannati in primo grado con prove schiaccianti.
Rispetto a Tangentopoli, ci sono stati 20 anni in cui si e' legiferato perche' nulla piu' frenasse i reati dei ”colletti bianchi”: e' bastato depenalizzare il falso in bilancio, diminuire ancora i tempi di prescrizione, aumentare la carcerazione per i recidivi ed appesantire qua' e la' di inutili orpelli i processi, e la macchina, gia' malandata, si e' fermata. Con queste premesse, e' facile intuire perche' siamo arrivati a questo punto; rubereste qualche milione di euro sapendo che difficilmente sarete scoperti, e che anche se succedesse, al massimo vi toccassero 3 mesi di carcere?
Il nostro non e' un sistema giudiziario, e' un'istigazione a delinquere.
A fronte di questi problemucci che ci spingono verso il disastro, sono tragicamente improvvide le risposte di chi dovrebbe occuparsene. Il presidente Napolitano auspica un'amnistia o un indulto generalizzato; per avere gli stessi effetti umanitari senza abdicare dal diritto basterebbe abrogare le aggravati per recidiva della ex cirielli e rivedere la normativa sui reati legati alla tossicodipendenza e alla clandestinita', oppure fare uso massiccio dei braccialetti, ma di queste cose neppure si discute; non e' ai poveracci che si pensa, e' sufficiente evocarli quando fa comodo.
Il cosiddetto Ddl anticorruzione che tanto anima i dibattiti, come se fosse provvedimento epocale, propone due cose: l'incandidabilita' dei pregiudicati nelle istituzioni, l'aumento moderatissimo dei tempi di prescrizione ; per la corruzione circa un anno in piu'. L'espressione ”una goccia nel mare” mai fu piu' appropriata.
Ma neppure questa vogliono concedere i nostri simpatici dipendenti, che preferiscono continuare il gioco dell'oca: non mi dimetto io, perche' non ti sei dimesso tu, in un ginepraio vorticoso senza fine in cui tutti i partiti sono ugualmente coinvolti.
E mentre Formigoni difende Penati, che richiama la vicenda di Errani, cito le parole del rinviato a giudizio Vendola a esemplificazione del pensiero di tutti: "Sono accusato di aver favorito una persona che io non conoscevo, che è un elettore di destra, attivo ai banchetti di Fitto, come ammette anche chi mi accusa. Quindi, anche nel caso fossi condannato per abuso d'ufficio , cosa avrei mai fatto?" Qui, per la gioia degli elettori di Sel, superiamo tutti gli altri, che non si sono sognati di proclamarsi innocenti anche se giudicati colpevoli, o meglio, non ancora.
Come se ne esce? Quando la legalita' sara' la priorita' degli elettori italiani, sara' anche quella dei politici che eleggono; credo proprio bisognera' aspettare..