sabato 11 agosto 2012

Lo spartiacque di Monti



Quando a Novembre B. fu' costretto alle dimissioni  molti tirarono un sospiro di sollievo, per le piu' disparate ragioni; tra di queste, la perdita' di credibilita' che il nostro paese aveva dovuto sopportare, a carissimo prezzo. Monti era stato appena nominato senatore a vita, e sembrava una scelta "tecnica" ragionevole per tanti , compreso il sottoscritto.
La fiducia di cui godeva da parte dei mercati era una potente arma di contrasto per  gli interessi sul nostro debito pubblico, ed il fatto di essere considerato  una sorta di "ultima spiaggia" lo poneva in una condizione di forza nei confronti del parlamento; finalmente,avevamo un leader non ricattabile. Il cambio, anche di stile ,diede immediatamente la sensazione di un esecutivo pragmatico e conscio delle problematiche del paese.
 Il discorso per la richiesta di fiducia, conteneva in se' una formula che diede speranza: sacrifici si, ma improntati "all'equita'". Seguirono una serie di esternazioni, spesso in stile accademico, su liberalizzazioni, patrimoniale, inefficenze e sprechi della pubblica amministrazione, sostenibilita' del sistema pensionistico, necessita' della crescita, e l'impellenza di reperire fondi per dare forza e credibilita' all'azione del governo.
 Il 4 dicembre Monti emana il decreto cosidetto "salva-Italia" dettato dalla contingenza e dalla necessita' di mettere un freno allo spread dando un segnale chiaro ai mercati.  L'aumento delle accise sui carburanti gli  consente di mettere a bilancio oltre 2 miliardi di euro annui, ma presenta due limiti:  aumenta l'inflazione, visto che riguarda tutte le merci; e colpisce a pioggia, gravando quindi di piu' sulle classi meno abbienti. Introduce poi la riforma delle pensioni che sposta in avanti le lancette per l'uscita dal lavoro di milioni di persone; e' un provvedimento che contiene criteri di logica, visto l'aumento delle aspettative di vita, ma non tocca le oltre centomila pensioni d'oro (superiori a diecimila euro mensili), e non intacca le scandalose regalie previdenziali di parlamentari e affini. Provoca inoltre un effetto secondario di cui l'esecutivo non si accorge, i cosidetti "esodati", questione  ad oggi non ancora risolta. Tocca ora alla casa, con il varo dell'imu, e l'aumento delle rendite catastali. E' una sorta di patrimoniale, che tocca la prima casa, e batte forte sulle altre; lascia esenti tutti gli immobili della chiesa e quelli delle fondazioni bancarie.
 Questo  inizio mostra una serie di incongruenze e molte iniquita', ma e' realizzato in tempi brevissimi, ed un default dell'Italia avrebbe conseguenze ben piu' pesanti sui cittadini. Appare anche chiaro che le molte istanze per l'eliminazione dei privilegi, e per una lotta radicale alla corruzione, sono destinate a fallire. Puo' un parlamento di membri scelti nelle segreterie di partito, approvare misure autolesioniste, che favoriscano l'eplodere di una nuova tangentopoli?
 Monti, in questo senso, va' assolto. Non puo' rischiare di gettare il paese in balia della speculazione internazionale, l'Italia non reggerebbe. Per quanto la sua azione non sia improntata all'equita' promessa, fino a qui, e' da sostenere, anche perche' ci si aspetta misure che riequilibrino il tutto. Ma quando si deve passare dalle parole ai fatti, in questo caso, trova una resistenza che lo piega. Rinuncia a cancellare i privilegi fiscali della chiesa e delle banche; rinuncia a tassare i capitali scudati, rinuncia alle liberalizzazioni, piu' volte sbandierate. Alcune inizitive estemporanee non cambiano il proliferare dell'evasione, che rimane a livelli altissimi, soprattutto nelle fasce di reddito piu' alte. 
 Mentre il paese arranca, la disoccupazione esplode, i piccoli artigiani si suicidono, ampie fasce di cittadini mantengono le loro rendite di posizione, al riparo dalla concorrenza e, parzialmente, dalla crisi. Monti e' stato commissario europeo all'antitrust, sa' perfettamente che il libero mercato genera opportunita' altrimente precluse, e che questo puo' aiutare la crescita del pil e dell'occupazione. Cio ' nonostante, prima tentenna, e poi abbandona la lotta. Non sappiamo se per paura di un voto contrario, o se per scarsa convinzione; sta' di fatto, che pare dimenticare quanto i partiti abbiano bisogno di lui per giustificare di fronte al paese, i provvedimenti che si stanno adottando. Il tecnico, e' diventato un politico , che agisce come referente di alcune categorie e non di altre, incurante dell'interesse generale;  ormai e' utile solo alla partitocrazia.
Questo e' l'esatto spartiacque in cui l'azione dell'esecutivo si rivela sterile, incapace anche solo di scalfire le questioni che rendono l'Italia ingestibile a medio e lungo termine. Monti ha alle spalle una carriera invidiabile, una stima unanime; eppure, non trova il coraggio di rischiare una strada diversa, che metta il parlamento con le spalle al muro. Piu' passa il tempo, piu' si avvicinano le elezioni, piu' lo spauracchio delle dimissioni non puo' essere usato. La sua azione si sposta allora sulla diplomazia internazionale, alla ricerca di accordi che pongano il paese al riparo dagli attacchi speculativi.  
La spending rewiew di questi giorni e' un palliativo, come l'eliminazione di meta' delle province; provvedimenti tampone, lontanissimi dalla cura schock che servirebbe a una nazione che sembra incapace di reagire. Propone una vendita di beni pubblici per aggredire il debito, dimenticando che lo stato non ha mai saputo valorizzare il suo patrimonio, e che le precedenti privatizzazioni sono state all'insegna delle speculazioni e dei saccheggi.
 Dimentica anche che il  patrimonio delle concessioni pubbliche e' appaltato a prezzi di saldo, e che i grandi monopoli di  autostrade, giochi d'azzardo,  frequenze tv, sono stati assegnati senza mai essere  oggetto di asta. La sua credibilita' finisce qui, perche' e'  inaccettabile che un economista cosi' esperto, ignori nell'amministrare il paese le semplici regole di mercato che ha seguito per tutta la vita.  Ma queste restano tutte considerazioni inutili; lo spartiacque, e' gia passato.


venerdì 10 agosto 2012

Le dimissioni , queste sconosciute


Dimistio..no..riprovo,..dimassio..dimiti..niente da fare.  Questa parolina facile facile pare del tutto avulsa dal vocabolario del politichese nostrano.Le ragioni sono varie e complesse , cosi come le scuse a riguardo; molti tirano in ballo, in presenza  del latiratare del contradditorio, presunte analogie d'oltreconfine. Questa simpatica lacuna e' invece esclusiva del belpaese, tollerata da un'informazione compiacente e dal perenne intercalare "se non si e' dimesso lui.."; urge quindi mettere i puntini sulle "i" .
Helmuth Khol e' stato cancelliere tedesco per 18 anni, un periodo di tempo inferiore solo a Bismarck. Sotto la sua guida la Germania ha visto la riunificazione, ed il consenso unanime che segui' fece di lui un padre della patria. Nel 2000 venne coinvolto in uno scandalo per un finanziamento illecito al suo partito di trecentomila euro; chiese scusa e si dimise immediatamente . Checilia Stego Chilo , ministro della cultura svedese, nel 2006 si e' dimessa perche' scoperta ad evadere il canone tv. Olmert, primo ministro di un paese in guerra, Israele, nel 2007 venne indagato per corruzione. Disse :-"sono fiero di appartenere a uno stato in cui il premier puo' essere indagato come un semplice cittadino", e si dimise.Chris Huhne, ministro inglese dell'energia, si e' dimesso il 4 febbraio di questo anno perche' sotto processo per una contravvenzione non pagata. Il presidente ungherese  Schmitt si e' dimesso il 2 aprile scorso; si e' scoperto che aveva copiato la sua tesi di laurea, 30 anni fa'.
Quanto sopra non riproduce casi limite o anomalie, ma il normale svolgersi della vita istituzionale nelle democrazie compiute; mille altri casi avremmo potuto citare.  La classe dirigente rappresenta, per definizione, il meglio che un paese possa offrire; quando fatti, anche non perseguibili penalmente, contraddicono questo postulato, l'allontanamento diventa evento logico e irrinunciabile. In Italia, siamo arrivati al punto che neppure una condanna definitiva e' motivo sufficiente per esiliare chichessia dalle istituzioni; quale ne e' il motivo?
Alla base, una non-informazione che omette e mistifica a tempo pieno; a seguire una cittadinanza con un senso civico piu' vicino al Ghana che al resto d'Europa. Non sappiamo se queste persone si sarebbero dimesse in ogni caso; sappiamo , che se non l'avessero fatto, gli elettori avrebbero punito in massa il loro partito d'appartenenza. Moralita' e legalita' non sembrano essere invece la priorita' dell'elettore medio italiano, che  sprofondato in  un profondissimo sonno, stuzzicato dalla crisi, si limita a lanciare qualche impropero sbadigliando. Non ci resta che sperare in un improvviso cambiamento; punizioni di massa ai seggi, per dimissioni di massa.



giovedì 9 agosto 2012

L'importanza di chiamarsi Presidente


Gli italiani ,della politica, si sono sempre fidati poco. Vuoi per un clima di perenne ostilita', vuoi per la cronica constatazione di privilegi e soprusi di ogni sorta. In mezzo a questo scempio, la figura del Presidente della Repubblica e' sempre stata un'isola felice, aiutata senz'altro dalla posizione "super partes" che la costituzione gli assegna. Non sono mancate, nei decenni ,polemiche e cadute di stile, ma nulla che soltanto assomigliasse agli accadimenti di queste ultime settimane. Ma cominciamo dal principio.
Napolitano viene eletto nel 2006, succedendo a Ciampi, che per sei volte aveva usato la sua prerogativa di non firmare leggi che riteneva anticostituzionali, non ultime quelle sui diritti televisivi e sulla riforma della magistratura. Queste vengono riproposte con piccole modifiche,ed approvate. Successivamente Napolitano firmera', senza battere ciglio: un indulto extralarge allargato ai colletti bianchi, il lodo Alfano a sospensione dei procedimenti su B. (annullato poi dalla corte costituzionale), lo scudo fiscale per i capitali occultati, i pacchetti sicurezza Maroni con norme razziali, e successivamente il legittimo impedimento, che ricalcando il nodo Alfano, verra' di nuovo cancellato dalla consulta. Evitera' poi di promulgare una norma sul mercato del lavoro che oggi farebbe sorridere.
 Questa inabilita' totale ad opporsi alle istanze del governo, anche quando queste siano palesemente contrarie agli interessi dei cittadini, alla costituzione, o semplicemente al buon senso, puo' essere interpretata come complicita', o come inadeguatezza.
Sta' di fatto che il primo presidente proveniente dall'ex partito comunista, solo sfiorato da Tangentopoli, suscita grandi critiche e perplessita'. Nel 2008 scoppia la cosidetta "guerra fra procure" nell'ambito dell'inchiesta di De Magistris; la dicitura non racconta i fatti, giacche' da una parte c'e' un magistrato inquirente che agisce nel rispetto delle leggi, dall'altra una procura, quella di Catanzaro, che avoca un'inchiesta scottante e ordina una sequestro all'interno di quella di Salerno, provvedimento contrario a ogni norma e ogni precedente. Napolitano delega il csm al superamento della controversia , e pur parlando di "caso grave", mantiene un atteggiamento neutrale. Da qui in poi, la sua condotta diventera' indifendibile.
Mentre Napoli sprofonda sotto cumuli di immondizia , a tutti paiono evidenti le infiltrazioni della camorra e le responsabilita' della politica; anche ai magistrati, che indagano Bassolino, suo vecchio compagno di partito. Passano le vacanze insieme a Capri, Napolitano gli esprime "profonda solidarieta", rinunciando per sempre al ruolo di garante di tutti gli italiani, e di tutti i suoi stessi concittadini napoletani.
E veniamo ai giorni nostri,alla procura di Palermo, che  indaga sugli attentati a Falcone e Borsellino. Successivamente alle stragi ci furono dei contatti tra mafiosi e importanti pezzi delle istituzioni; Nicola Mancino, all'epoca ministro degli interni, mentre sa' di essere intercettato contatta il gabinetto del presidente e chiede protezione dai magistrati; parlera' direttamente anche con il presidente, ma non e' dato sapere cosa si siano detti. E' invece di dominio pubblico l'atteggiamento di Napolitano: usa l'avvocatura dello stato contro i pm di Palermo, millantando abusi nelle intercettazioni, ed irregolarita' nell'inchiesta'.
 La correttezza delle procedure adottate e' questione tecnica in cui non ci addentriamo, basti sapere che la riteniamo del tutto pretestuosa ( vedi  ); il nodo fondamentale e' un altro: in un paese martoriato dalla criminalita' come il nostro, puo' un presidente confliggere con la procura piu' esposta della nazione, isolandola di fatto? E facendolo, rappresenta il "sentire" e gli interessi dei cittadini?  Sono domande retoriche, tanti e tali sono i torti di questo signore 87enne, custode della casta,  che sembra proprio non voler capire , l'importanza di chiamarsi Presidente.



Le riforme di grido



Diciamocelo; anche lo spettatore piu' caustico e disilluso, alla parola riforma, volge per un attimo l'attenzione verso il teleschermo. La mente sa' che e' un illusione, come le parole "nuova formula" delle pubblicita', ma il desiderio del cuore di un qualsiasi cambiamento lo sovrasta e gli indirizza lo sguardo. I temi piu' gettonati sono sempre gli stessi: struttura dello stato, voto, pensioni, sanita', pubblico impiego, mercato del lavoro. Il problema e' che l'approccio e' sempre improntato all'annuncio, e che quando si passa dalle parole ai fatti si legifera tutt'altro di quello che si e' discusso e argomentato.
Il senato ha da poco votato una legge sul semi presidenzialismo, salutata da molti come "epocale"; peccato che, al di la' del merito, tale riforma non possa essere approvata in alcuna maniera  per questione di numeri e di tempistica, ma non importa; e' bastato il proclama. Le riforme delle pensioni, invece , le hanno fatte davvero; senza un dibattito pubblico e soprattutto senza neppure una parvenza di equita'; intatte quelle d'oro, rimandate sine die le altre, depauperate quelle di chi ha versato in enti diversi, colpevole di essersi fidato di uno stato truffaldino.
Il pubblico impiego e' divenuto ormai un simbolo dell'immobilismo, come la Salerno-Reggio calabria; cominciare detassando le tredicesime di chi evita di assentarsi oltre i 10 giorni pare provvedimento ciclopico, e' piu' facile parlare di meritocrazia in astratto.
Il mercato del lavoro e' oggetto di grandi discussioni, e la facilita' di licenziamento e' parso essere l'unica riforma utile; rendere piu' costosi i contratti a tempo rispetto agli indeterminati pareva essere idea irricevibile; conteneva in se', infatti, criteri di logica. E veniamo alla sanita'. C'e' un usl in Liguria che in due passaggi ha ridotto le spese del 30%, a parita' di servizi; perche' non si applica al modello nazionale? Forse perche' tagliare gli sprechi non e' la vera priorita' ? ( vedi )
E arriviamo cosi' al tema del prossimo autunno: la riforma elettorale. La legge attuale e' stata classificata come "porcata" dal suo autore; da qui deriva l'attuale denominazione " Porcellum " ( copyright Sartori );  nega ai cittadini la possibilita' di scegliere i singoli candidati: e' ovvio che produca "maiales". Nei primi 50 anni di repubblica si e' votato, a fronte di piccoli correttivi, con una sola legge; negli ultimi 20 anni ne sono state cambiate tre. La frenesia legislativa  in merito connota la volonta' di assecondare gli interessi della maggioranza del momento, e null'altro. Che la prima della legge dello Stato sia pensata e debba valere a prescindere dai problemi contingenti pare evidente a tutti; pardon quasi a tutti. Mi viene in mente un tizio che con un rigore contro il MIlan cambierebbe , istantaneamente, la distanza del tiro da 11 a 30 metri. Si gira, e si rigira, ma il problema resta quello: la volonta' dei nostri amati dipendenti di legiferare nell'interesse generale del paese, ammesso che abbiano idea di quale sia; nel frattempo, e' piu' facile  lasciare il lavoro sporco a Monti, e gridare alle riforme.








mercoledì 8 agosto 2012

Carosello


Gioa e tripudio, sollazzo e divertimento; mai stato cosi' facile, esteso, e a portata di mano. Prendete un giornale qualsiasi, comincia lo spasso. Scajola (indimenticato protagonista de "mi hanno comprato casa a mia insaputa") e' indagato assieme a Francesco Caltagirone per la costruzione del porto di Imperia. I costi sono lievitati da 39 a 120 milioni, pari pari, ma sentite il nostro eroe ( qui ) come controbatte : " I costi sono aumentati, è vero, ma questo non costituisce un danno per il Comune, che anzi, ne ha un vantaggio. Poichè il Comune ha diritto al 30% della costruzione del nuovo porto, avrà il 30% calcolato su un valore più alto”;  s p e t t a c o l a r e ! Intervistato all'uscita del carcere, dopo la visita al suo socio, dichiara soave: "Me l’hanno insegnato da bambino, lo dice anche il Vangelo, bisogna visitare i carcerati. E io l’ho sempre fatto”; visto le attitudini, pare naturale, aggiungiamo noi.
A Roma, Alemanno ha gia' dato grandi prove, perfino superiori alle attese: ha lasciato che Roma si bloccasse per la neve, salvo poi farsi fotografare  mentre la spalava a mani nude; ha assunto alle politiche sociali tal Lattarulo, detto "Provolino" pregiudicato,ex nar, ex banda della magliana; tutto si potra' dire, tranne che non conosca i problemi del degrado sociale. Ha nominato vicepresidente del consiglio comune tal Samuele Piccolo, prima arrestato per associazione a delinquere, e poi perche' ..aveva truccato il contatore elettrico della villa di famiglia; strano non l'avesse nominato presidente di Acea. La migliore e' di ieri; approvato dalla giunta il piano per una bretella autostradale, e' partita una petizione per bloccarla, fatta dal.. vicesindaco Belviso: quando la realta' supera la fantasia. Grande spettacolo, un sentito ringraziamento; unica nota stonata, il biglietto,un po' salato..

domenica 5 agosto 2012

Capezzone e la prostituzione




Ricordo nel 2007 una proposta di legge per le "passeggiatrici" firmata dall'onorevole Capezzone , al tempo militante nei radicali. Ma definiamo la materia dell'interloquire ; leggo , testuale ,la definizione di prostituzione : "commercio di prestazioni sessuali, e di attività intellettuali , che vengono subordinate a interessi materiali". E raccontiamo quindi qualcosa di questo simpatico ragazzone, che per anni e' stato pressoche' onnipresente nei tg.
 Nel 1998 partecipa per la prima  volta ad una manifestazione dei radicali, e conosce Marco Pannella. Comincia a frequentare la sede, ed in meno di tre anni, nel 2001, viene eletto segretario del partito. A che si deve una carriera tanto rapida, di un giovanotto neanche trentenne neppure laureato? Sicuramente al suo talento in politica, e alle sue indubbie qualita' oratorie. C'e' un altra versione pero' di cui, per puro dovere di cronaca, dobbiamo dare conto.
Pannella, padre padrone del partito radicale da sempre, bisessuale dichiarato, pare avesse l'abitudine di "scovare" nuovi talenti; leggo testuale, dalla sua biografia di Danilo Quinto, ex tesoriere: "eravamo una famiglia dove il massimo della gratificazione era salutare Pannella baciandolo sulle labbra quando si presentava alle riunioni mano nella mano con l'ultimo dei suoi fidanzati ventenni e lo imponeva come futuro dirigente o parlamentare».
Questo breve passaggio puo' dare un'idea dell'atmosfera in cui emersero diversi notabili della politica come  il gentile Rutelli, il senatore Quagliarello , Stracquadanio,Elio Vito, e Benedetto Della Vedova. Interrogato a riguardo , Capezzone dice testuale: "se pur bisessuale, non sono mai stato l'amante di Pannella"; se lo dice lui, possiamo  stare tranquilli, e fugare ogni dubbio a riguardo. Pannella, all'epoca, aveva 71 anni.
  Il nostro eroe partecipa assiduamente alla vita del partito, e molto si spende per le battaglie radicali: le unioni di fatto, la laicita' dello stato, la legalizzazione delle droghe leggere, l'eutanasia, il diritto all'aborto,la fecondazione assistita, la legalita'; contro il conflitto di interessi sull'informazione arriva allo sciopero della fame. Afferma: "In nessun paese al mondo avremmo un premier così. Per essere chiaro, voglio prescindere dall'esito dei processi di ieri e di oggi, e perfino, se possibile, dalla rilevanza penale dei fatti che sono emersi. Ma è però incontrovertibile che Silvio Berlusconi ,prescrizione o no, abbia pagato o fatto pagare magistrati".
E poi : "Per non parlare di ciò che è accaduto con il pdl sul terreno dei diritti civili, con un’autentica aggressione contro le libertà personali: contro il divorzio breve (eppure, anche tanti leader del centrodestra sono divorziati), contro l’aborto, contro i pacs, contro la fecondazione assistita e la libertà di ricerca scientifica, fino all’ultimo tentativo di sbattere in carcere i ragazzi per qualche spinello”.
Comincia una serie di apparizioni televisive in programmi prima di approfondimento, poi di varieta', che diventano sempre piu' assidue ; diventa popolare. Improvvisamente, nel gennaio 2008, passa nelle fila del Pdl e a maggio ne diventa portavoce. Sorge un piccolo problema: deve rappresentre ragioni esattamente opposte a quelle difese fino a quel momento; lo fa' con una tranquillita' olimpionica, rivelatrice della sua vera indole e natura.
Esordisce con: "Davvero qualcuno pensa che B. abbia vinto perche' ha le tv?"-e ancora,sorridente: " B. ha un equilibrio ammirevole tra sensibilita' religiosa e rispetto della laicita' dello stato".
Cresce esponenzialmente di notorieta', e' onnipresente nei tg; le sue dichiarazioni quotidiane sono ormai riprese da tutti  i maggiori organi di informazione, in un crescendo di posizioni sempre piu' oltranziste a difesa del suo editore. Ma le accuse sempre piu' gravi lo portano a diventare, insieme con Gasparri, il difensore delle cause perse. Si immola sull'altare del capo, perdendo ogni residuo di credibilita'; su Ruby afferma "solo fango, ormai e' chiaro che su B. e' caccia all'uomo".E poi,scivolando sempre piu' in basso, a invocare un clima di persecuzione, millanta un presunto scappellotto che nessuno vede :" Chi resta vicino al premier rischia", dira' poi. Stremato , ormai inviso al pubblico per centinaia di dichiarazioni forvianti, viene lentamente allontanato dai palinsesti; subisce, paradossalmente, la stessa sorte della Carfagna o della MInetti, che B. nasconde, giudicandole ormai inservibili alla causa.
Tutto questo ci riporta al discorso iniziale: quale legge per la prostituzione? Intanto, bisognerebbe discuterne una per tenerla fuori dai palazzi della politica, dicono sorridendo in molti. Poi, la constatazione che quando De Andre' cantava "per fare il mestiere ci vuole anche un po' di vocazione" non diceva uno spergiuro.
 Noi ci limitiamo a riportare ,testuale, la frase di chiusura dell'intervista a Capezzone,appena passato al pdl, che ci riconduce ( curiosissima analogia )  ad un auspicio comune a tutte le professioniste del settore: "Cosa spera per il suo futuro, giovanotto?"- "Ho scommesso sul pdl"-dice-"se va bene, magari me lo sposo!.   (16/06/2008)