sabato 24 novembre 2012

Dei furbi e dei fessi

 
Mentre l'Italia affonda lentamente, inesorabilmente, in una crisi economica, politica, sociale, di identita', vengono alla mente dubbi per la ripartizione delle colpe. Anche le scelte individuali, tese a curare gli orticelli o ad aprirsi ad un mondo che pare sempre meno promettente, sono ad un bivio sostanziale. Ma forse cento anni fa stavano persino un po' peggio, pur intrappolati nelle stesse dinamiche e assaliti dagli stessi dubbi. Tratto da "Dei furbi e dei fessi" di Giuseppe Prezzolini, 1921
 
1. I cittadini italiani si dividono in due categorie: i furbi e i fessi.
2. Non c’è una definizione di fesso. Però: se uno paga il biglietto
intero in ferrovia, non entra gratis a teatro; non ha un
commendatore zio, amico della moglie e potente nella
magistratura, nella Pubblica Istruzione ecc.; non è massone o
gesuita; dichiara all’agente delle imposte il suo vero reddito;
mantiene la parola data anche a costo di perderci, ecc. questi è un
fesso.
3. I furbi non usano mai parole chiare. I fessi qualche volta.
4. Non bisogna confondere il furbo con l’intelligente.
L’intelligente è spesso un fesso anche lui.
5. Il furbo è sempre in un posto che si è meritato non per le sue
capacità, ma per la sua abilità a fingere di averle.
6. Colui che sa è un fesso. Colui che riesce senza sapere è un
furbo.
7. Segni distintivi del furbo: pelliccia, automobile, teatro,
restaurant, donne.
8. I fessi hanno dei principi. I furbi soltanto dei fini.
9. Dovere: è quella parola che si trova nelle orazioni solenni dei
furbi quando vogliono che i fessi marcino per loro.
10. L’Italia va avanti perché ci sono i fessi. I fessi lavorano,
pagano, crepano. Chi fa la figura di mandare avanti l’Italia sono i
furbi che non fanno nulla, spendono e se la godono.
11. Il fesso, in generale, è stupido. Se non fosse stupido avrebbe
cacciato via i furbi da parecchio tempo.
12. Il fesso, in generale, è incolto per stupidaggine. Se non fosse
stupido, capirebbe il valore della cultura per cacciare i furbi.
13. Ci sono fessi intelligenti e colti, che vorrebbero mandar via i
furbi. Ma non possono: 1) perché sono fessi; 2) perché gli altri fessi sono stupidi e incolti, e non li capiscono.
14. Per andare avanti ci sono due sistemi. Uno è buono, ma l’altro
è migliore. Il primo è leccare i furbi. Ma riesce meglio il secondo
che consiste nel far loro paura: 1) perché non c’è furbo che non
abbia qualche marachella da nascondere; 2) perché non c’è furbo
che non preferisca il quieto vivere alla lotta, e la associazione con
altri briganti alla guerra contro questi.
15. Il fesso si interessa al problema della produzione della
ricchezza. Il furbo soprattutto a quello della distribuzione.
16. L’Italiano ha un tale culto per la furbizia, che arriva persino
all’ammirazione di chi se ne serve a suo danno. Il furbo è in alto in
Italia non soltanto per la propria furbizia, ma per la reverenza che
l’italiano in generale ha della furbizia stessa, alla quale
principalmente fa appello per la riscossa e per la vendetta. Nella
famiglia, nella scuola, nelle carriere, l’esempio e la dottrina
corrente - che non si trova nei libri - insegnano i sistemi della
furbizia. La vittima si lamenta della furbizia che l’ha colpita, ma in
cuor suo si ripromette di imparare la lezione per un’altra
occasione. La diffidenza degli umili che si riscontra in quasi tutta
l’Italia, è appunto l’effetto di un secolare dominio dei furbi, contro
i quali la corbelleria dei più si è andata corazzando di una
corteccia di silenzio e di ottuso sospetto, non sufficiente, però, a
porli al riparo delle sempre nuove scaltrezze di quelli.

domenica 18 novembre 2012

Stelle polari al contrario

 
Quanto sono importanti i punti di riferimento nella vita? Chiedete a un marinaio esperto e capace, oppure ad uno psicologo; vi daranno la stessa risposta. Cosi' possono essere, nel loro piccolo (in maniera antitetica alla morale, intendo), il buon duo Gasparri  Cicchitto. Perche', non appena leggo di un dibattito dove mi sembra di indovinare senza neppure dover ragionare dove sia il torto, loro ci sono. Dalla parte sbagliata, ovviamente. L'uno con pantaloni a vita altissima da casa di riposo, l'altro con atteggiamento da bulletto malcresciuto, si rincorrono nelle dichiarazioni, senza avere, probabilmente, nessun accordo preventivo; gli viene naturale. E' cosi per quanto riguarda la possibilita' di  identificare gli agenti nelle attivita' "antisommossa". Il piduista ha subito affermato che "e' pericoloso mettere un numero identificativo sui caschi delle forze dll'ordine". Noi, sciocchi, pensavamo che il pericolo fossero gli atti compiuti da persone consapevoli di non essere identificabili. E questo non per una posizione ideologica, o precostituita, perche', come direbbe Pasolini, "io simpatizzo con i poliziotti", ma per un principio di civilta'. I "black block" possono assumersi la responsabilita' di atti nell'anonimato; rappresentno loro stessi.  I poliziotti, no; rappresentano noi tutti. In un paese cosidetto del terzo mondo, la Thailandia, l'hanno capito da tempo, e ogni agente ha il suo bravo numero sul casco; ma ho l'impressione che questo Cicchitto e Gasparri non lo sappiano.