Giovanni Sartori, forse il
piu' autorevole e libero dei politologi italiani, conio' ,qualche
anno fa', il termine "liberismo"; oggi e' molto usato,
spesso in maniera inappropriata. Ma cos'e', in realta', il liberismo?
E' una teoria che prevede la libera iniziativa ed il libero mercato,
lasciando che, in linea di principio, concorrenza e merito
ne determinino le dinamiche.Teoricamente, quindi ,in politica la
sinistra dovrebbe essere piu' incline a limitazioni e correttivi, la destra a
deregolamentare; esattamente il contrario di quanto avvenuto in
Italia (...).
Le aziende, per loro stessa natura, tendono a massimizzare i profitti, seguendo percorsi noti e ricorrenti: la
delocalizzazione del lavoro in cerca di manodopera a basso costo;
l'approvigionamento delle materie prime al prezzo migliore;
l'interesse a colludere, cioe' a fare cartello sui prezzi; la
strategia per diminuire quanto piu' possibile la concorrenza, in ogni
maniera.
Pare evidente che il mercato vada regolamentato , e
che dei limiti debbano essere posti; questo e' lo spartiacque tra il benessere e il progresso di tanti e
l'arricchimento sfrenato di pochi. Innanzittutto, e' lapalissiano che
differenze abnormi salariali e contrattuali provochino la
desertificazione industriale dell'occidente; non si produce infatti,
quasi piu' nulla. Chi ha dei dubbi in merito provi a cercare un
aspirapolvere, di numero, in commercio ,prodotto nella cee; non lo
trovera'. La soluzione ? Pretendere che un operaio cinese lavori le
stesse ore di un europeo, pena l'innalzamento di barriere doganali
che riequilibrino i costi. In questo caso, un'apparente freno al liberismo, il dazio, consentirebbe invece una giusta competizione.
C'e' poi la questione delle materie prime
sottopagate; si sfrutta il lavoro minorile , oppure si diventa unici
acquirenti di un prodotto determinandone il prezzo, o addirittura
tutti e
due . I paesi poveri diventano piu' poveri, i conti dei paradisi fiscali
salgono, in esatta proporzione.
Le Corporation sono spesso in guerra
con "l'Antitrust", che dovrebbe frenarne l'innata
propensione a eludere le leggi sulla concorrenza, "truccando" il gioco; la casistica a
riguardo e' molto variegata: da Microsoft che prevede un sistema
operativo che costringe ad usare sue applicazioni, ai nostri gestori
telefonici che applicano tariffe minime concordate.
Vi e' poi un altra pratica che va' in questa
direzione, il "dumping", cioe' la vendita sottocosto di un
prodotto, per "uccidere" la concorrenza, e poter operare
poi in regime di monopolio. Questo, sostanzialmente, e' il campo di
battaglia. Il libero mercato sta al progresso nella misura in cui la
concorrenza, ed il rispetto delle regole, lo ispira e anima. Ma come
sta andando questo scontro?
Negli USA le lobby finanziano largamente alla luce
del sole le campagne presidenziali, e ne influenzano le politiche.In
europa il fenomeno e' meno visibile, ma ugualmente potente; a
Bruxelles si contano oltre 2500 uffici di lobbisti, e c'e' di tutto.
Dall'industria farmaceutica, a quella finanziaria, passando per
quella bellica a quella alimentare. Su ogni singolo prodotto in
commercio, c'e' qualcuno che lavora per massimizzarne i profitti e
perche' si legiferi in questa direzione, a prescindere dalle
conseguenze su salute, ambiente, persone.
Per dare il senso del punto
cui siamo arrivati, occorre ricordare che in molte commissioni
giudicanti prodotti ed effetti , siedono esperti che hanno dei
trascorsi nelle stesse aziende sottoposte a giudizio; quale la garanzia di
imparzialita'? Nessuna, ma i media non ne parlano, forse perche'
appartengono, in massima parte, ad azionisti e referenti delle
multinazionali di cui parliamo? Se uno piu' uno continua a fare due,
la situazione e' allarmante.
In Italia il problema della mancanza di concorrenza
e' dilagante, ed esonda persino all'interno della societa', con vaste
categorie sociali che operano in condizioni di assoluto privilegio.
Il concetto stesso di "merito" e' messo in discussione, e
ovunque ,a partire dalla classe dirigente, prevalgono nepotismi e
privilegi, a cominciare dall'alto per proseguire giu', a cascata. I
servizi ineludibili, acqua gas e luce, sono di fatto dei monopoli di
stato; una falsa apertura del mercato ha permesso solo la vendita di
contratti capestro, oggetto di migliaia di processi e ricorsi. Banche
e assicurazioni hanno ,secondo tutte le rilevazioni, i costi piu'
alti d'europa; sono annualmente multate dall'antitrust, per una cifra
che alcuni giudicano vicina al 5% dei profitti che cosi illecitamente
ricavano; potranno mai simili importi funzionare come deterrente?
I professionisti di svariati settori posseggono un proprio
albo di appartenenza, che gli consente due cose: imporre delle
tariffe minime , e stabilire l'accesso alla professione con l'istituzione di un numero
chiuso; nei casi migliori, o peggiori, tutte e due le cose. Ad
esempio si diventa notai solo attraverso una complicata procedura,
per la quale serve il beneplacito di un altro notaio; una volta che
si e' avuto accesso alla professione, si devono applicare le tariffe
minime di categoria; vietato lo sconto,magari per avviare lo studio:
se dovete comprare una casa, non avete scampo. E cosi, mentre
migliaia di cittadini si scontrano con il mercato, con alterne
vicende, altri si godono il loro cantuccio, con la cantilena che il
prezzo garantisce la qualita'.
Quando vedro' uno di loro rinunciare
ad un volo low-cost, spaventato dall'idea che il pilota guadagni la meta'
rispetto ad un collega di una compagnia di bandiera, credero' nella loro buona fede.
Stessa storia per svariate attivita' commerciali,
dalle farmacie ai tassisti. Qui la distorsione della logica di
mercato ha prodotto anche un altro ,deleterio,effetto collaterale :
lo sproposito aumento del valore delle licenze esistenti; a Roma, si
va' dai 300.000 in su', per un taxi si parte dai 110.000. Se si
liberalizzasse domani mattina, quale l'effetto su chi magari ha
investito in questa maniera i risparmi di una vita ? Il protezionismo, in questo caso,
aumenta esponenzialmente i problemi gia' esistenti.
Le soluzioni, a livello globale e nazionale
esistono, e sono possibili nella misura in cui si diffondera' la
consapevolezza delle dinamiche descritte e degli scopi del Wto,
l'organismo sovranazionale che presiede al commercio mondiale. Questo
persegue semplicemente l''aumento delle transazioni, senza curarsi
che i soldi finiscano sempre piu nei paradisi fiscali, e sempre meno
ripartiti tra gli abitanti della terra , producendo cosi una crisi non della
ricchezza totale, ma della sua ripartizione. E' evidentemente necessario un
controllo maniacale da parte dei cittadini dei loro rappresentanti
all'interno delle istituzioni, nazionali e sovranazionali, in quanto
sottoposti a continue "pressioni" per legiferare in questo
o in tal senso. L'aggiramento delle regole provoca un capitalismo
becero, che inquina senza risponderne, mina le attivita' "sane", e consente
l'accumulo di capitali cosi imponenti che, usati per la speculazione,
possono compromettere la solidita' di stati anche importanti, vedi la
Spagna. Preoccupazioni esagerate? Risultano occultati fondi maggiori
del pil di U.s.a. e Giappone messi insieme, giudicate voi (
http://www.intopic.it/notizia/4002502/
) .
Per l'organizzazione dei singoli stati il modello a
cui guardo con piu' fiducia , considerato tra i piu'evoluti del
mondo, e' quello scandinavo, che possiede un sistema di "ascensore
sociale" perfettamente funzionante. E' cioe' molto piu' facile,
e probabile, che il figlio di un operaio diventi manager; dipendera'
dalla sua attitudine e dalla sua volonta'. Lo stato gli fornisce gli
strumenti, borse di studio, prestiti, e una liberta' totale di
accesso alle professioni; potra' crescere ed orientarsi per indole e
necessita', avendo comunque alle spalle un sistema di protezione
sociale senza eguali. C'e' un prezzo da pagare, ed e' una tassazione
tra le piu' alte del mondo, simile a quella italiana (...).Anche le
tasse di successione sono molto alte, ma questo e' implicito
nell'approccio filosofico: non ci si puo' trincerare dietro rendite di posizione
, ma bisogna saper camminare con le proprie
gambe.
Una richiesta di adesione agli stessi parametri e' stata fatta
dall'economia "illuminata" degli U.s.a., con Bill Gate in testa.
A onor del vero, e' opportuno precisare che le societa' scandinave
tutte, hanno nel loro dna il senso della comunita' e del rispetto
delle regole, presupposti indispensabili per scelte sociali condivise
e funzionanti. Resta il fatto che , opportunamente regolamentato, il
libero mercato li' generi benessere ed opportunita' per tutti; la chiamano socialdemocrazia.
Sembrano di un altro pianeta, ma non c'e' nessuna
magia, e' solo liberismo, ma ...senza trucchi.