Renzi nuovo premier, ma c'è una buona notizia. Prima arriva, prima se ne va...
Che bello, che gioia. Renzi premier, per la soddisfazione di milioni di sperperatori di monete da due euro che si ostinanano a pensarlo come possibile soluzione di un qualsiasi problema: vaneggiatori. Anche da qui, estrema periferia del web, è facile vedere il percorso che si profila.
Il bravo Matteo comincerà con una serie di annunci altisonanti, dal grande impatto mediatico. Se gli andrà bene, riuscirà persino a chiudere una qualche finta riforma di natura squisitamente populista: diminuzione dello stipendio dei parlamentari, limitazione di qualche privilegio innominabile, o magari persino la diminuizione del numero complessivo degli onorevoli (non pensiamo si arrivi a tanto). Nel frattempo, si consumerà un altro tipo di rito, assai più antico, come la spartizione delle poltrone, e il pedaggio a tutti quelli che hanno supportato il bravo sindaco nella scalata. Archiviato Letta, che aveva cercato una gestione "democristiana" del potere (perché dividere, se si puo aggiungere?), si procederà ad una nuova spartizione , in cui cercherà di rottamare almeno parte della vecchia nomenclatura Pd; inutile sottolineare che D'Alema & company venderanno cara la pellaccia, ovviamente a spese nostre.
Si riempiranno i vuoti con dei volti nuovi, in cui ci piace ricordare la Serracchiani, che così bene li incarna, nella forma e sopratutto nella sostanza. In questa valle di lacrime, un elemento positivo c'è, ed è la tempistica. La (presunta) sinistra sta giocandosi il suo esponente più "popolare", in cui tanti militanti ripongono fiducia, in un'operazione di pura facciata.
Letta non è stato cacciato perché ha detto no a qualche proposta del sindaco, e la maggioranza non è cambiata; pare evidente che non possa essere preso alcun provvedimento serio né contro la corruzione, né contro la grande evasione, né contro la pletora che gira attorno alla politica con il solo intento di spolpare il paese.
È sullo stesso humus su cui poggia Renzi; pensare che nasca qualcosa di diverso è sentimento puerile, quasi patetico. Ed anche il toto ministri in voga in questi giorni ha il semplice valore di gossip.
Il fallimento che ne seguirà potrebbe portare, complice la crisi, a sconvolgimenti stavolta seri nei numeri degli equilibri parlamentari. Nel frattempo Grillo ed il M5S dovrebbero aver aggiustato il tiro: potrebbe essere la volta buona che in questo paese cambia davvero qualcosa; ci vediamo nel 2015.