sabato 27 ottobre 2012

La giustizia secondo Mister B.


Berlusconi, appena condannato per il processo Mediaset, grida all'accanimento. Ma non ha avuto sempre lo stesso approccio alla giustizia; e' un... ipergarantista a soggetto.
Innanzitutto, mi preme rassicurare tutti (...) gli estimatori del Cavaliere; questa condanna non s'ha da fare. Il giudizio appena emesso e' di primo grado, e la prescrizione scattera nel 2014; impossibile passare per secondo grado e Cassazione. Nonostante strepiti da ogni dove, e accuse di ogni sorta ai malcapitati giudici di turno, bisognera' ammettere che, in buona sostanza, l'ha sfangata un altra volta. Ma veniamo ai fatti. L'accusa ha dimostrato che Mediaset ha comprato oltre tremila diritti su films da trasmettere non direttamente dai produttori, ma attraverso societa' off-shore create appositamente. La plusvalenza realizzata da dette societa' e' stata quantificata in circa 250 milioni di dollari, finiti su conti esteri riconducibili a Mister B.
L'evidenza dei  fatti e' tale da non essere contestata neppure dal sempiterno Ghedini, che ha basato la difesa su una curiosa ipotesi: che tale circuito sia stato creato e gestito autonomamente dai dirigenti Mediaset condannati (Daniele Lorenzano, Gabriella Galletto, e altri prescritti). La condanna a quattro anni, di cui 3 cancellati dall'indulto, e' stata giustificata dalla corte con la dicitura "elevata propensione a delinquere"; ognuno puo' trarre le opportune conclusioni, tenendo presente che l'imputato, in nessun caso, dovra' scontare un sol giorno di carcere.
Ma l'impeto iper-garantista e anti-giustizialista non e' sempre stato nelle corde del cavaliere, che su altre questioni, sorprendentemente, si e' espresso e ha legiferato in tutt'altra direzione. Sugli stessi diritti dei films, ad esempio, ha imposto nel 2004 la legge Urbani , trasformando in reato penale  la vendita o la diffusione illegale di materiale coperto dal diritto d'autore. Qualche maligno all'epoca sostenne che tanta durezza dipendeva dall'impatto negativo che la pirateria aveva sulle aziende del cavaliere, da Mediaset, a Medusa a Mondadori, ma noi ci asterremo dal farlo, essendo garantisti.
  Tale accanimento comunque, oltre a stridere con la depenalizzazione di alcuni gravi reati  come il falso in bilancio, ha prodotto effetti molto piu' severi che una condanna virtuale. Cito l'esempio del Sig. Fall Alioune , le cui rimostranze non  hanno avuto la stessa attenzione dai media. Senelegalese, immigrato, in pochi anni ha accumulato 21 condanne per la vendita al dettaglio di cd fasulli; nessun altro reato di qualsivoglia natura. Il risultato? E' detenuto a Regina Cieli dove sconta, al netto dell'indulto, una pena complessiva di 9 anni di reclusione; in Senegal, lo aspettano la moglie e un bambino in precarie condizioni economiche.
Riflettendo su queste due vicende, credo ampiamente dimostrative dello stato in cui versa la giustizia, mi chiedevo:  dalla nascita del diritto romano, in duemila anni di storia,  abbiamo fatto dei progressi?
Frotte di "populisti" sostengono di no, e che in carcere ormai ci vanno solo i poveracci; comincio a sospettare che abbiano una qualche ragione.
 
 
 
 

martedì 23 ottobre 2012

Renzi e lo strano caso dell'elettore del Pd


Ci sono molti misteri in cui capita di imbattermi: eventi, persone, fenomeni naturali. Uno di questi è l'elettore del Pd.

Per quanto distante, mi sembra di indovinare il richiamo nel mettere una crocetta sul nome di Berlusconi. Significa, fatto in maniera più o meno consapevole, assecondare i peggiori vizi che pure fanno parte del paese: l'avversione per le regole, la mancanza di senso dello stato, e una percezione di soddisfazione intrenseca a “furbate” di ogni ordine e grado. Non che siano sentimenti da coltivare, ma non può sorprendere che facciano presa su un popolo spesso descritto come “impossibile da governare”. E posso altrettanto intuire le ragioni di chi si esalta vedendo falce e martello o la fiamma tricolare, retaggi di un passato che evidentemente si sceglie ostinatamente di far vivere nel proprio presente. Ma l'elettore del Pd in cosa si riconosce? Nella laicità?
Dai matrimoni gay, alla fecondazione assistita, passando per il testamento biologico e la libertà di cura, non c'è un settore su cui il partito abbia compattamente avallato una sola, singola, proposta. Nel rigore morale?
L'elenco degli appartenenti inquisiti è impressionante, se si decide di aprire gli occhi per guardarlo. Nelle politiche sociali? Quali, quelle già condivise in aula e condotte da Monti?
Eppure, nonostante un ventennio di consocitivismo, di sistematica spartizione del potere, di immobilismo asettico della classe dirigente, oggi il Pd pare titolato del 26% dei favori, addirittura rivitalizzato da una nuova figura di leader che molti simpatizzanti si accingono a votare: il giovane rottamatore Matteo Renzi. Ma chi è il sindaco di Firenze, quali sono i suoi "compagni" di viaggio, e soprattutto, quali le sue intenzioni?
E' figlio d'arte; il padre è Tiziano Renzi, democristiano, ex assessore che si occupa di editoria e di pubblicità. Nel 1999 è segretario provinciale del Partito Popolare Italiano, poi della Margherita, successivamente Presidente di provincia e attualmente sindaco; 15 anni di attività per il volto nuovo della politica, con qualche inciampo. La Corte dei conti nel 2011 lo condanna per danno erariale alla provincia di Firenze. Da poco è stata aperta una nuova inchiesta: sotto osservazione venti milioni di euro spesi tra cene, viaggi di rappresentanza e finanziamenti assai discutibili, tranne che per i fan della cagnolina Pimpa. È supportato da una lobby di alto livello, almeno a giudicare dalle spese che sostiene: stando alle cifre ufficiali (…) sono stati investiti € 209.000 per le primarie a sindaco nel 2009 e € 110,000 per la Kermesse dei “rottamatori” nel 2011; ha infine lui stesso stimato € 250,000 per l'attuale campagna. Ma tra palazzetti, jet privati, e iniziative propedeutiche alcuni addetti ai lavori hanno indicato cifre 10 volte superiori. Chi lo sovvenziona, e perché?
Il suo entourage è indiscutibilmente di grande qualità. Dietro le quinte i tempi e gli slogan sono dettati da un mago della comunicazione, Giorgio Gori; ex direttore nelle reti Mediaset, è specializzato in format di intrattenimento come "L'isola dei famosi". Un formidabile catalizzatore di attenzione mediatica: l'ideale per un certa idea di proposta politica. Alla luce del sole anche il suo sodalizio con Marco Carrai, cattolico, ciellino d.o.c., nominato Presidente dell'azienda municipalizzata Firenze parcheggi e consigliere della cassa di Risparmio di Firenze. È lui il tramite di alcune adesioni eccellenti, come quella dell'economista Zingales e del finanziere Davide Serra. C'è poi il seguito del salotto buono fiorentino; i Frescobaldi (Livia nominata nel Gabinetto Vieusseux), i Folonari (Giovanna nominata assessore), i Bini Smaghi (Lorenzo nominato Presidente della Fondazione Strozzi). Un parterre di tutto rispetto, anche se non tutti condividono.
L'ex assessore al Bilancio Claudio Fantoni, dimissionario a giugno, scrive testualmente: «Ho sempre pensato che chi è chiamato a governare Firenze sia a servizio della città, e non che la città, Firenze, sia al servizio e strumento utile al perseguimento di ambizioni personali».
Hanno fatto molto discutere le sue assunzioni a chiamata diretta al Comune: la figlia del direttore del Corriere Fiorentino, la moglie di un consigliere comunale, e molti associati dell'Agesci, l'associazione cattolica degli scaut, il cui Presidente regionale Matteo Spano è amico personale di Renzi. E su questo rapporto indaga attualmente la corte dei conti, essendo Spanò azionista della Dotmedia srl, e a capo della Florence Multimedia, entrambe società sul libro paga del comune, ma che si occupano però anche delle campagne personali del sindaco. Un intreccio che richiama molto il "vecchio" modo di fare politica, a prescindere dalle evidenze giudiziarie.
Perché, se è vero che i temi affrontati per la "rottamazione" della classe dirigente del Pd sono in grandissima parte condivisibili, nelle proposte le distanze tendono a scomparire. Nel manifesto di 100 punti troverete una strada lastricata di buone intenzioni, ma nessun impegno serio per i nodi cruciali che dovrebbero appartenere ad un partito progressista. Non ci sono riferimenti all'articolo 18, al rapporto stato-mafia, alla laicità dello Stato (e come potrebbe?). Il problema della corruzione è appena accennato, e per la giustizia si propone la diminuizione del numero dei tribunali. Sul welfare ci sono diverse proposte di privatizzazione, molto vicine a quelle di Monti & Co; peccato che a farle sia un leader di un partito di centrosinistra. Per la questione dei costi della politica ci sono provvedimenti di facciata di natura populista, come il solo dimezzamento del numero dei parlamentari ed il taglio degli stipendi.
La vera novità di Renzi sta nell'abilità di veicolare il messaggio, anche se sostanzialmente privo di contenuti realmente costruttivi. Solo Berlusconi era stato altrettanto "capace", coniando slogan vincenti come "un milione di posti di lavoro", oppure il "contratto con gli italiani". Geniali, da un certo punto di vista, e abbastanza allettanti da richiamare, con l'ausilio dei giusto supporto mediatico, milioni di elettori. Renzi non ha, ovviamente, la stessa "potenza di fuoco", ma sta aggiustando il tiro a partire dall'apparato interno: dichiarare che con lui il Pd prenderà il 40% dei voti invece del 25%, è un chiaro messaggio agli arrivisti della politica. Più posti per tutti, traslandolo in slogan.
Nel mezzo, l'elettore del Pd, un po' frastornato, sognante, tanto da scambiare una cruenta lotta di potere con un vivace dibattito sul programma, su cui nessuno proferisce parola. Continua a pensarsi alternativo, diverso, persino di sinistra: cadrà un'altra volta nella rete del partito? Somigliando il nuovo cosi tanto a Berlusconi, questa volta se ne dovrà assumere la responsabilità; non dite che non vi avevo avvertito.

domenica 21 ottobre 2012

Incontro con Bauman

 

"La ragione di questa crisi, che da almeno cinque anni coinvolge tutte le democrazie e le istituzioni e che non si capisce quando e come finirà, è il divorzio tra la politica e il potere". Zygmunt Bauman
 
Per chi non conoscesse Zygmunt Bauman un buon consiglio; leggetelo. Oltre ad essere universalmente riconosciuto come uno dei sociologhi piu' importanti al mondo, e' forse quello che riesce piu' degli altri ad esprimere concetti assai complessi in maniera molto chiara e semplice. Delinea i contorni  che spesso ci sembrano sfuggire all'interno delle dinamiche generali, e sa usare, come direbbe il poeta:  "la parola che squadri da ogni lato l'animo nostro informe, e a lettere di fuoco lo dichiari e risplenda come un croco".
Bauman parla di "modernita' liquida" come metafora di una societa' in cui nulla sembra poggiare su solide fondamenta:  "un mondo che chiamo liquido perché come tutti i liquidi non può restare immobile a lungo. In questo nostro mondo tutto, o quasi, è in continua trasformazione: le mode che seguiamo, gli oggetti che richiamano la nostra attenzione, ciò che sognamo o temiamo, che suscita in noi speranza o preoccupazione".
Il concetto stesso di precarieta' e' invasivo, e trasmuta dal settore lavorativo a quello sociale: "Accade che una relazione fortemente vincolante basata sull'impegno a lungo termine produce paura di perdere le opportunità che sorgono nella modernità liquida. Da qui discende che la relazione pura è percepita come una liberazione, ma il risultato è avere paura di vivere in condizione di angoscia permanente. Oggi i legami tra persone sono fragili, c'è un altissimo livello di insicurezza che riguarda i rapporti tra gli individui e la comunità rispetto l'affidabilità degli altri. L'appartenenza alla comunità è stata sostituita dall'appartenenza alle reti - argomenta - Oggi è facile avere incontri e appuntamenti grazie al pc, è infantilmente facile rispetto al passato: si selezionano le qualità dallo schermo (interessi, qualità fisiche) proprio come si scelgono merci in un negozio.
La popolarità dei social network è dettata dalla facilità con cui ci si può sbarazzare di impegni a lungo termine semplicemente con un click: con i social network, le persone cercano l'esigenza fondamentale della condizione umana, ovvero la ricerca di amore, di amare e di essere amati". Tuttavia, "amare significa impegno, accettazione di rischi, abnegazione, esporsi all'incertezza, speranza di riuscire a produrre relazioni durevoli. Gli utenti di questi network risultano sempre frustrati, ciò che essi trovano sono impegni superficiali che sostituiscono quanto realmente stanno cercando. Ciò che causa tutto ciò è l'illusione consumistica che vorrebbe farci credere di potere scegliere i nostri partner come una marca di yogurt: non accuso l'avvento dei computer,sono solo mezzi, non capri espiatori, ma neanche salvatori; ciò che è necessario è quell di fare qualcosa rispetto all'illusione consumistica, dare una risposta a questo fenomeno".
Ed infine, sulla nascita e le possibili soluzioni della crisi : "Oggi c'e'  solidita' nel senso di resistenza al cambiamento. Negli ultimi anni ci sono stati molti movimenti, gli indignados spagnoli, Occupy Wall Street e altri. Molte spinte, grandi manifestazioni di massa e tuttavia non accade nulla. Prendiamo Occupy Wall Street: è stato trattato bene dai giornali, la televisione ne ha parlato, l’unica forza che non ha prestato alcuna attenzione è stata la Borsa di Wall Street. Non è cambiato assolutamente nulla. La mia teoria è che il sistema non è solido di per sé: ha sviluppato efficaci meccanismi di autoriproduzione ma ha delle fragilità incorporate. Diventa più iniquo ogni giorno che passa: oggi negli Stati Uniti, un amministratore delegato guadagna in media 531 volte più del lavoratore medio; nel 1960 il rapporto era 1 a 12. La finanza ha creato un’economia immaginaria, virtuale, spostando capitali da un posto all’altro e guadagnando interessi. Il capitalismo tradizionale funzionava sulla creazione di beni, mentre ora non si fanno affari producendo cose ma facendo lavorare il denaro: l’industria ha lasciato il posto alla speculazione, ai banchieri. Questo significa che il sistema ha accentuato la sua tendenza interna ad autodistruggersi, ma non potrà continuare a lungo. Se la resistenza umana non sarà in grado di mettervi fine ci penserà la natura. Ci sono ovviamente limiti precisi alle risorse del pianeta e una società basata sulla crescita illimitata della produzione e del consumo incontrerà questi limiti molto presto.
Ed ancora: "Il potere è la capacità di esercitare un comando. E la politica è la capacità di prendere decisioni vincolanti. Gli stati-nazione avevano il potere di decidere e una sovranità territoriale. Ma questo meccanismo è stato completamente travolto dalla globalizzazione perché la globalizzazione ha trasferito il vero potere al di là dei territori, scavalcando la politica. Gli Stati nazionali sono attraversati dal potere globale della finanza, delle banche, dei media, della criminalità, della mafia, del terrorismo. Ogni singolo potere si fa beffe delle regole e del diritto locali, e anche dei governi ovviamente. I governi europei dovrebbero fare ciò che gli elettori chiedono, cioè agire contro la disoccupazione di massa, ma naturalmente non lo possono fare: sono costretti ad ascoltare quanto le corporation e i banchieri dicono loro. I governi sono eletti per quattro anni e possono agire solo su un territorio limitato, le corporation sono permanenti e hanno come teatro d’azione il mondo. Non riusciremo a risolvere i problemi globali se non con mezzi globali, restituendo alle istituzioni la possibilità di rispettare la volontà e gli interessi delle popolazioni. Però, questi mezzi non sono stati ancora creati".
Individuate le cause prime, le dinamiche, le possibili evoluzioni; lo fa' cosi bene che qualcuno ha pensato di intitolare il proprio blog (...) con una sua massima.
Sabato  ho avuto modo di ascoltarlo dal vivo, ospite del Salone dell'editoria sociale a Testaccio. Una bellissima e assolata ottobrata romana , tanta gente, un clima di partecipazione e attesa. Subito ci informano che il presentatore Massimiliano Smeriglio - assessore alle Politiche del Lavoro della Provincia di Roma, e' assente per influenza (dicono). Sara' stata un'impresa ammalarsi con questa temperatura, ma forse e' meglio cosi: la presenza di un politico avrebbe forse stonato.
Ágnes Heller e Aleksandra Jasinska-Kania introducono il tema del populismo in Europa; leggono entrambe un testo interessante, ma didascalico. Prende la parola Bauman, parla a braccio. Disserta sui presidenti spagnoli e francesi, dice che in questa situazione chiunque fosse stato al governo avrebbe perso le elezioni, e che sostanzialmente, le politiche sono le stesse dei predecessori. Apre all'Europa, e indica la necessita' assoluta di una regia unica, capace di agire autonomamente senza il beneplacito degli U.s.a. Si lancia in una lunga e appassionata difesa dell'individuo, rimasto solo ad affrontare problemi che invece sono sistemici. Cambia spesso tono e modi della voce, chiede se ha ancora tempo. Infine, per tornare al tema principale, indica come unica soluzione alla nascita di populismi sempre piu' aggressivi la difesa dello stato sociale e degli interessi dei piu' deboli. L'incontro finisce, esco satollo come dopo un lauto pranzo. Cosa ho imparato?
Vedendo questo signore ottantasettenne , relatore di migliaia di conferenze, appassionarsi ancora cosi tanto da preoccuparsi di non avere abbastanza tempo per dire tutto quello che gli premeva, mi sono ricordato di una cosa. Che il mondo passa sempre attraverso le nostre scelte, e che senza la voglia e la responsabilita' di starci dentro, non si costruisce niente. Forse sono diventato un po' piu' filosofo anch'io.
 

 

"Quale che sia il contante e il credito di cui disponiamo, non troveremo in un centro commerciale l'amore e l'amicizia, i piaceri della vita familiare, la soddisfazione di prenderci cura dei nostri cari o di aiutare un vicino in difficoltà, l'autostima per un lavoro ben fatto, la gratificazione dell'«istinto di operosità» che ognuno possiede.

                                                                                            Zygmunt Bauman