martedì 7 maggio 2013

La diaria dei 5 stelle: tra populismo e moralità


Come ampiamente previsto, le tentazioni del palazzo si susseguono ininterrotte; quali sono i giusti limiti ai benefici del ruolo da parlamentare, e quali le vere priorità da perseguire?

In alcuni tratti, spiace sottolinearlo, Grillo è populista. Si richiama cioè al coro di strada dell' '"uomo comune", lasciandosene attrarre, sedurre, e forse anche sopraffarre. Uno di questi riguarda gli emolumenti percepiti dai parlamentari, oggetto in questi giorni di accesi dibattiti e persino di scontri all'interno del movimento.
La mia impressione è che, a riguardo ci sia dell'ipocrisia di fondo, mista ad una mancanza di pragmatismo che limita e riduce l'azione e la forza del movimento. Quali sono i reali danni all'erario provocati dai pur sontuosi stipendi degli "onorevoli"? Irrilevanti.
E quali sono, invece, le conseguenze della mancata attribuzione di responsabilita degli stessi, scelti dalle segreterie, e protetti, nei fatti, dai racconti dei media e dall'azione della magistratura? Incalcolabili.
Non che non vi sia la necessità, morale, anche simbolica, di porre un freno ai viaggi, agli ingressi omaggio, e a tutte le occasioni ludiche di sperpero e oltraggio del denaro pubblico, ma questo non può essere un nodo centrale. E bisogna pur considerare l'ingrato ruolo del parlamentare "vero", insignito di molteplici responsabilità, isolata dai colleghi della casta, inviso al personale, e oggetto di mille attenzioni da parte dei mille potentati che offrono, promettono, corrompono, ma anche giudicano, infangano, minacciano; deve essere, per chi decide di svolgere con spirito di servizio il proprio compito, un vero e proprio inferno.
Il mantra del cittadino informato che opera nelle istituzioni a tempo determinato, per essere realizzabile ha bisogno di considerare la difficoltà di entrare ed uscire dal mondo del lavoro, di assecondare comunque le gratificazioni personali, di "trasferirsi" dalla rete al mondo reale in modo fattibile e praticabile. E poco importa se la questione dei rimborsi e degli stipendi sarà usata, manipolata, asservita alle calunnie dei media di regime; lo sarebbe stata comunque.
Bisogna abbandonare ogni posizione in cui il populismo predomini, senza la paura di perdere i voti "occasionali" che questo porta: la ricerca del consenso non è stata, e non può diventare, la stella polare del M5S. Bisogna invece fidarsi dell'intelligenza e della lungimiranza di quei trentamila simpatizzanti che con un click esprimono on-line una posizione sulle questioni; come in "300" Leonida aveva più guerrieri tra le sue scarse fila alle Termopili che l'intero esercito di Atene fatto di gente comune, valgono di più, in termini di legittimazione, quelle poche migliaia di voti che partecipano alla vita del movimento, che milioni di consensi dati distrattamente.
Caro Beppe, accetta che uomini e donne comuni siano strumenti del movimento, pur con le loro limitazioni. A pretendere di avere Santi e martiri, si finisce come la Chiesa di Ratzinger...