Dimistio..no..riprovo,..dimassio..dimiti..niente da fare. Questa parolina facile facile pare del tutto avulsa dal vocabolario del politichese nostrano.Le ragioni sono varie e complesse , cosi come le scuse a riguardo; molti tirano in ballo, in presenza del latiratare del contradditorio, presunte analogie d'oltreconfine. Questa simpatica lacuna e' invece esclusiva del belpaese, tollerata da un'informazione compiacente e dal perenne intercalare "se non si e' dimesso lui.."; urge quindi mettere i puntini sulle "i" .
Helmuth Khol e' stato cancelliere tedesco per 18 anni, un periodo di tempo inferiore solo a Bismarck. Sotto la sua guida la Germania ha visto la riunificazione, ed il consenso unanime che segui' fece di lui un padre della patria. Nel 2000 venne coinvolto in uno scandalo per un finanziamento illecito al suo partito di trecentomila euro; chiese scusa e si dimise immediatamente . Checilia Stego Chilo , ministro della cultura svedese, nel 2006 si e' dimessa perche' scoperta ad evadere il canone tv. Olmert, primo ministro di un paese in guerra, Israele, nel 2007 venne indagato per corruzione. Disse :-"sono fiero di appartenere a uno stato in cui il premier puo' essere indagato come un semplice cittadino", e si dimise.Chris Huhne, ministro inglese dell'energia, si e' dimesso il 4 febbraio di questo anno perche' sotto processo per una contravvenzione non pagata. Il presidente ungherese Schmitt si e' dimesso il 2 aprile scorso; si e' scoperto che aveva copiato la sua tesi di laurea, 30 anni fa'.
Quanto sopra non riproduce casi limite o anomalie, ma il normale svolgersi della vita istituzionale nelle democrazie compiute; mille altri casi avremmo potuto citare. La classe dirigente rappresenta, per definizione, il meglio che un paese possa offrire; quando fatti, anche non perseguibili penalmente, contraddicono questo postulato, l'allontanamento diventa evento logico e irrinunciabile. In Italia, siamo arrivati al punto che neppure una condanna definitiva e' motivo sufficiente per esiliare chichessia dalle istituzioni; quale ne e' il motivo?
Alla base, una non-informazione che omette e mistifica a tempo pieno; a seguire una cittadinanza con un senso civico piu' vicino al Ghana che al resto d'Europa. Non sappiamo se queste persone si sarebbero dimesse in ogni caso; sappiamo , che se non l'avessero fatto, gli elettori avrebbero punito in massa il loro partito d'appartenenza. Moralita' e legalita' non sembrano essere invece la priorita' dell'elettore medio italiano, che sprofondato in un profondissimo sonno, stuzzicato dalla crisi, si limita a lanciare qualche impropero sbadigliando. Non ci resta che sperare in un improvviso cambiamento; punizioni di massa ai seggi, per dimissioni di massa.
TEMO LE DISMISSIONI. LE TEMO PROPRIO ... SARA' UNA SVENDITA EFFETTO SALDO? CHI SARANNO I BENEFICIARII? E' utile talvolta rispolverare la memoria...
RispondiEliminaLeggere l'articolo di Marco Lillo "CASA NOSTRA " pubblicato su L'espresso N.35 Settembre 2007.
Marco Lillo per "L'espresso" N.35 Settembre 2007
mossa da un commento riportato su Il fatto quotidiano nell'articolo "Governo Monti, tutti i bluff sul taglio del debito con le dismissioni" di Stefano Feltri | 10 agosto 2012
in specifico :
davidasini.blogspot.it/ Oggi 11 agosto 2012 02:00 AM
Vorrei essere populista e demagogo, e ricordare cosa significa dismissioni in questo paese. Le ultime, a firma Tremonti, hanno significato la vendita a: Veltroni 200mq via Velletri valore un milione quattrocentomila prezzo 377.000; Cossiga Via Visconti 250mq valore un milione cinquecentomila prezzo 710.000; Casini Via Clitunno 750mq valore sei milioni prezzo 1.800.000; Mancino 250mq Corso Rinascimento valore un milione quattrocentomila prezzo 800.000; Marini Via LIma 310mq valore tre milioni e mezzo prezzo 1.000.000; Mastella Lungotevere 600mq valore tre milioni e mezzo prezzo 1.250.000; Bonanni Via del Perugino 200mq valore un milione duecentocinquantamila prezzo 210.000; Cossutta stazione San Pietro 160mq valore seicentomila prezzo 165.000; di Pionati e Bindi non si conoscono i dettagli, ma le proporzioni sono queste. A prima vista, non mi sembra un affare per lo stato. Basterebbe mettere all'asta tutte le concessioni, a partire da gioco d'azzardo, autostrade,frequenze tv e demani, per incassare di piu' senza regalare niente; ma queste cose gia' le sanno.."
Benvenuta Francesca, il tuo e' il piu' bel commento del blog..:)
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