Vi sono dei segnali, inequivocabili, delle cose che stanno accadendo. Anche se la tentazione, forte, e' di chiuderci per quanto possibile entro le mura delle nostre certezze , gia' la sola vista attraversando una strada ci porta gli umori del mondo circostante. Le molte serrande abbassate dei piccoli negozi sono evento nuovo , innegabile, conseguenza diretta e non casuale di dinamiche ampiamente previste.
Sono di ieri i risultati dello studio confcommercio per quest'anno, e prevedono la chiusura di 120.000 attivita'. I dati ,pur soggetti a conferme, delineano comunque bene il quadro di riferimento. I giornali lo hanno raccontato a tutta pagina come effetto diretto della crisi, ma ci sono altri fattori ugualmente determinanti. La proliferazione indiscriminata dei centri commerciali ha , nei fatti, spostato il "baricentro" degli acquisti, portandolo in "non luoghi", spesso avulsi dal resto della citta'. Al "negozio sotto casa", sono rimaste le briciole, gli acquisti di "prima necessita'" ,ed i servizi. E' da sottolineare come alla "crisi" del denaro si sia affiancata quella dei "contatti" inerenti alla vendita, sempre piu' spersonalizzati , come se la conoscenza diretta fosse un peso e non un valore aggiunto del rapporto commerciale.
Questa dinamica si inserisce in un contesto piu' ampio che riduce gli spazi degli indipendenti, e li piega alle logiche della globalizzazione governate dai "brand" attraverso l'utilizzo dei franchising. Si lavora con il rischio dell'imprenditore, ma con i guadagni e lo spazio decisionale di un dipendente; una nuova forma di assoggettamento.
Inevitabile "progresso" ?
A Berlino e Parigi le amministrazioni lo hanno ostacolato, mentre qui chi sproloquiava di citta' a misura d'uomo lo ha assecondato autorizzando cubature mai viste , cito Veltroni per tutti, a Roma recordman assoluto in negativo.
Resta il fatto che la chiusura dei negozi di prossimita' impoverisce e nelle forma e nella sostanza la citta', creando un circolo vizioso che riguarda anche i fornitori, i commessi, i proprietari delle mura, e lascia ai passanti una sensazione di " the day after"; senz'altro, nelle citta' desertificate si cammina meglio, se e' questo che intendeva l'ex sindaco.
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