Fanno sorridere i molti elettori del Pd che
vedono nel giovane Renzi un segnale di
discontinuità, di possibile rinnovamento del partito. In
realtà, la vicenda delle primarie è una cruenta lotta di potere,
tra un vecchio establishment ormai logorato da anni di
consociativismo e un giovane rampante che di quel consociativismo ne
fa una bandiera di successo.
Il Pd, uscito miracolosamente quasi indenne dalla
vicenda di mani pulite, non si è mai sottratto alle consuete logiche
della politica fatte di spartizioni, ricatti, e finanziamento
illecito. Si è limitato ad una posizione di critica inerte,
contribuendo con la sua assenza, e spesso con i suoi voti, a
costruire una situazione istituzionale di degrado senza precedenti.
Prova ne sia l'atteggiamento verso Penati, o prima
ancora verso Tedesco e Frisullo,
tutti uomini imposti da D'Alema. Testimoni del fatto
che il sistema dei partiti tutt'oggi è basato sui finanziamenti
provenienti da ogni voce di spesa pubblica e che la capacità di
gestire ed accrescere tale flusso è ancora condizione per accedere ai
vertici.
Renzi non prende alcuna distanza da questo ordine di cose, ma si limita ad ascrivere “l'antipolitica” che le
denuncia, come problema di emorragia di voti, da fermare con
provvedimenti di facciata come il solo dimezzamento del numero dei
parlamentari, amen. La sua preoccupazione è tutt'altra: presentarsi
come il nuovo e smontare l'assetto di potere esistente ed in primis
rimuovere, prima ancora di Bersani, il vero
”reggente” delle segrete stanze, D'Alema: ”Se
vince Bersani lo aiuterò, se vinco io D'Alema ha finito di fare
politica- e ancora - Se dopo 25 anni che sta in parlamento si
ritirasse, non sarebbe uno scandalo”; una dichiarazione di guerra.
Renzi e' un politico “nuovo” nel senso dispregiativo del termine;
ha alle spalle un mago della comunicazione come Giorgio Gori, e
occupa gli spazi della rete con slogan studiati a tavolino
ripetuti all'infinito. Contenuti pochi, spesso contradditori, ma
sufficienti a far tremare un partito immobile e in preda a una crisi
d'appartenenza.
In questo quadro non possono sorprendere le dichiarazioni
di ieri di D'Alema contro l'arrembante pretendente: ”Volevo
lasciare il parlamento ma ho deciso di restare (ci crediamo..). Renzi
ha sbagliato, e se continuerà si farà male”; le minacce
non sono più neanche velate. "La settimana scorsa Renzi è
andato a Sulmona. Sapete come? Jet privato da Ciampino, poi una
Mercedes. In camper c'è salito alle porte di Sulmona: ma quando è
arrivato in piazza, tutti ad applaudire il giovane ribelle che 'altro
che auto blu, lui viaggia in camper'. Non lo ha scritto nessuno che
si muove così. Che altro dire?”
Nulla, verrebbe da aggiungere. Solo che nessuno dei due
pretendenti parla dell'articolo 18, del
rapporto mafia-politica, del conflitto di
interessi, del metodico smembramento di ogni welfare nel
nostro paese; la differenza qual è? Pare che tanti elettori del Pd
la vedano, tanto da dibatterne e pure animatamente; beati loro.
Intanto , l'unica invocazione che nasce ancora spontanea e' quella
di Morettiana memoria: "Per favore, vi prego, dite qualcosa di
sinistra.”
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