Finalmente, ci siamo. Dopo una sequela di dichiarazioni impavide: "Escludo di considerare un'esperienza di governo che vada oltre questo incarico" (10 luglio)- "Non correro' alle elezioni" (25 settembre-), nella migliore tradizione del voltafaccia italiano, Monti ha sciolto le riserve, e si e' candidato ufficialmente. Troppo forte l'amor di Patria (...) e l'imperativo morale di salire in politica (...), per tener fede alla parola data. Accompagnato da squilli di tromba mediatici (i tg lo acclamano come leader stimato anche nello spazio cosmico) , da benedizioni papali profuse a piene mani, e da cori da stadio della confindustria tutta, ha presentato il suo lungimirante programma politico, la famigerata Agenda Monti. E poco importa se si e' scoperto essere stata scritta da un esponente del Pd in procinto di passare tra le sue fila, l'importante e' la bonta', e il carattere rivoluzionario, dei contenuti e dei metodi applicati. Tralasciando l'enfasi che accompagna la necessita' di essere protagonisti autorevoli e attivi dell'Europa ( come se qualcuno si potesse presentare come debole e inerme alle elezioni...), il documento parla di riduzione del debito, delle tasse, di un fisco piu' semplice, di tagli agli sprechi, di migliore spesa, di incentivi alla ricerca, dello sfruttamento delle enormi potenzialita' culturali del nostro paese. A dimostrazione di grande coerenza e serieta', nessun accenno all'Imu (sarebbe arrivato secondo..) e al termine dei lavori della Salerno-Reggio Calabria. Come realizzare tutto questo e' lasciato alla fervida immaginazione dei lettori; ognuno puo' immaginare il percorso e le leggi che piu' gli piacerebbe fossero votate, in una sorta di moderna recita a soggetto. E' un'ottima strategia, solo un tantino abusata, forse. Ho qualche difficolta' a pensare che chi ha esentato dall'Imu fondazioni bancarie e beni ecclesiastici, possa fare delle riforme fiscali a vantaggio di me, comune cittadino. E ritengo improbabile anche qualsiasi liberalizzazione, per il semplice fatto che dopo averle annunciate in pompa magna, vi ha totalmente rinunciato. Ed anche i tagli agli sprechi, la lotta alla corruzione (scusate la parola), considerando che l'unico provvedimento adottato in materia ha, nei fatti, derubricato il reato a illecita influenza, sembrano obiettivi un pochino antitetici all'azione del governo. In buona sostanza, il programma Monti e' molto democristiano, e scopiazzato qui e la tra gli appunti di Renzi e quelli di Brunetta. La forza, o il problema, e' che a presentarlo c'e' questo professore, che pare godere della stima dei governi e degli investitori esteri, probabilmente terrorizzati dalla possibilita' che Berlusconi, o una sua controfigura, decidano le sorti del paese. E mentre gli italiani sognano dei passi in avanti ed un paese normale, la nomenclatura ha trovato il suo nuovo deus ex machina da spendere, senza neppure preoccuparsi troppo delle apparenze. Compaiono infatti, in sfregio al comune senso del pudore, alcuna dei figuri presenti da tempo immore, come Casini e Fini, e dei nuovi portatori sani di conflitto di interessi, da Montezemolo a Passera. E mentre a Berlusconi viene (giustamente) rinfacciato di aver portato le olgettine e simili dentro le Istituzioni, ai piu' pare naturale, con il beneplacito della chiesa, che il gotha della finanza italiana porti i suoi rappresentanti negli scranni piu alti del governo, senza neppure piu' la fatica di relazionarsi per influire sulle politiche economiche e sociali del paese; le scriveranno direttamente loro. Li stanno rappresentando come necessari al paese, ormai ridotto come Pozzo, che li attendeva (...) da tanto tempo. Eccoli, finalmente, loro. E tanti auguri a tutti...
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